Uva, il grido di dolore di Sicilia e Puglia

Cracking e problemi di tenuta: pressing istituzionale per lo stato di calamità

Uva, il grido di dolore di Sicilia e Puglia
Pressing istituzionale in Sicilia e Puglia per veder riconosciuti i danni sull'uva da tavola. Il fenomeno del cracking, infatti, ha causato problemi (clicca qui per leggere l'articolo) soprattutto sull'uva Italia, come ha ribadito a Italiafruit News il presidente del Consorzio di tutela dell'uva di Mazzarrone Igp, Gianni Raniolo (clicca qui per leggere la notizia).

Giovedì scorso a Catania il sindaco di Mazzarrone, Giovanni Spata, ha incontrato il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, per sollecitare interventi che possano dare una risposta ai produttori colpiti da cracking. Il fenomeno si è presentato a macchia di leopardo, ma si stima un calo di prodotto commercializzabile tra il 20 e il 30%. Si sta ragionando sulla richiesta di stato di calamità e su come portare l'istanza a Roma.

Cracking uva da tavola puglia

In Puglia, invece, i problemi sono concentrati soprattutto nelle province di Bari e Barletta-Andria Trani: qui, secondo le rilevazioni della Cia, le ondate di maltempo che si sono succedute nel mese di agosto e gli sbalzi di temperatura stanno mettendo a dura prova l’uva da tavola. "Dopo un avvio di campagna promettente, nella seconda metà di agosto sono emersi problemi di tenuta", sottolinea l'associazione. I violenti temporali, uniti a trombe d'aria e grandinate, hanno reso impraticabili i vigneti, tanto da indurre Cia Puglia a richiedere alla Regione il riconoscimento dello stato di calamità.
Dei circa 35mila ettari di superficie ad uva da tavola della Puglia oltre 15mila ettari sono nelle province di Bari e Bat, con una produzione di circa 4,5 milioni di quintali. Ma anche nella provincia di Taranto sono emerse criticità.

"Le avverse condizioni atmosferiche da un lato e il mercato dall’altro stanno ammazzando un comparto fondamentale per l’economia del nostro territorio - afferma il presidente Cia Levante (Bari - Bat) Felice Ardito - non è possibile produrre uva da tavola ad un costo di 0,60 euro il chilo e venderla a un prezzo che non copre neanche le spese di produzione. Siamo al fallimento. Servono interventi che aiutino a risollevare il settore. Una parte importante deve farla la Gdo, che non può strozzare le imprese agricole con prezzi al ribasso, favorendo le produzioni degli altri Paesi che non garantiscono le norme di sicurezza per i consumatori, al contrario di quello che invece garantiscono i nostri agricoltori. E' risaputo che nei Paesi extra-europei e in alcuni europei vengono utilizzati prodotti fitosanitari che in Italia sono vietati. Non è possibile pagare contributi di 15 euro per ogni giornata di lavoro, mentre in altri Paesi se ne pagano la metà ed anche meno. Chiediamo l’esposizione del doppio prezzo sui prodotti in vendita. I consumatori devono sapere chi sono gli sfruttati. In questo stato di cose gli agricoltori onesti sono gli sfruttati. Anche questo è caporalato, però a danno delle imprese. Queste sono solo alcune delle rivendicazioni che come Cia poniamo all’attenzione delle istituzioni regionali, nazionali ed europee dalle quali gli agricoltori da anni attendono risposte".

Cracking uva da tavola puglia

Tornando in Sicilia, intanto, per affrontare la minaccia cracking si chiedono interventi urgenti. Il parlamentare regionale Anthony Barbagallo ha presentato un'interrogazione all'assessore regionale all'Agricoltura, Edy Bandiera. “Il grave impatto del cracking sulla produzione di uva da tavola nel territorio dell’Igp di Mazzarrone - dice il politico - rischia di mettere in crisi un fondamentale comparto agricolo della Sicilia e l’intero indotto attorno al quale ruota. E’ pertanto indispensabile istituire una cabina di regia d’intesa con i Comuni interessati al fenomeno, con il il coinvolgimento dell’Università di Catania e dei centri di ricerca competenti, affinchè vengano messe in campo soluzioni efficaci ed immediate. Il governo regionale - conclude Barbagallo - verifichi la possibilità di rinviare le rateizzazioni dei prestiti agricoli dei quali le aziende colpite sono beneficiarie e si faccia garante chiedendo la possibilità di sospendere o congelare il pagamento dei contributi Inps per le giornate lavorative dei braccianti".

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