Petti lancia l'allarme sul pomodoro toscano

Petti lancia l'allarme sul pomodoro toscano
La campagna di lavorazione del pomodoro fresco da industria attualmente in corso è una delle più sofferte dell'ultimo decennio. Già ad aprile e maggio la prospettiva della filiera in Toscana era poco rassicurante: le piogge frequenti hanno ritardato i trapianti e ridotto la resa dei terreni, posticipando l'inizio del periodo di raccolta.

Oltre a questo ritardo iniziale, la fase di raccolta ha subito ulteriori rallentamenti a causa delle piogge frequenti dalla seconda decade di agosto, che hanno causato una riduzione della disponibilità di pomodoro, stimata ad oggi in circa il 30% rispetto a quella programmata a inizio stagione, anche a causa della continua variazione delle temperature che sta rallentando la maturazione.

Questa situazione meteorologica è la medesima in molte aree del Centro e del Sud Italia, ma in alcune zone della Toscana, come in Maremma e in particolare in Val di Cornia, questa previsione di minor produzione agricola del 2018 va ad aggiungersi ad uno stato di carenza idrica che da circa due anni riduce la disponibilità di terreni da coltivare. Molte aziende hanno rinunciato a coltivare il pomodoro già in questa stagione di raccolta, mettendo a rischio gli approvvigionamenti per l'industria conserviera. Per questo il gruppo Petti chiede "un intervento deciso e urgente" da parte delle istituzioni.

Intanto Italian food, l'azienda toscana del gruppo Petti che alimenta un indotto di oltre 2mila persone in Val di Cornia a Venturina Terme (Livorno), ha deciso di agire a sostegno del proprio territorio alzando il prezzo di ritiro del prodotto.

"Fino allo scorso anno potevamo contare sull'approvvigionamento del pomodoro fresco da industria da tantissime aziende agricole nel raggio di 60 km dal nostro stabilimento di Venturina Terme. Quest'anno le coltivazioni nella zona sono diminuite, in primis a causa della ben nota emergenza idrica, alla quale si è unito un andamento stagionale particolarmente avverso. Questa situazione per noi e per il nostro territorio non è più tollerabile - spiega Pasquale Petti, a capo dell'azienda di famiglia - Data la generale situazione della raccolta del pomodoro nelle varie zone della Toscana, abbiamo accordato agli agricoltori nostri conferenti della materia prima un aumento del prezzo di acquisto. A partire dal 30 agosto abbiamo concordato con le associazioni dei produttori che pagheremo un prezzo superiore agli 87 euro/ton stabiliti dall'accordo Centro-Sud Italia del 2018 per il pomodoro fresco da industria, accordo che era già a superiore del 10% rispetto a quello del Nord Italia, arrivando a pagare fino a 100 euro/ton per tutto il pomodoro di elevata qualità che verrà ritirato dalle province di Grosseto e Livorno. Questo perché intendiamo sostenere concretamente le aziende agricole che stanno affrontando questa difficile campagna 2018: nonostante una significativa perdita di resa per ettaro si stanno impegnando al massimo per consegnarci materia prima di ottima qualità".

"Questo importante e significativo passo nei confronti delle aziende agricole toscane nostre conferenti è rivolto anche al consolidamento delle produzioni che rimangono ancora da ritirare da qui alla fine della campagna di trasformazione e a noi necessarie per terminare le produzioni, nel rispetto reciproco degli impegni presi ad inizio anno con gli agricoltori e con le loro associazioni di categoria - aggiunge Petti - Ci auguriamo che la revisione delle condizioni contrattuali e l'aumento del prezzo della materia prima da noi concesso possano servire a preservare la coltura del pomodoro toscano e la sua lavorazione in questo territorio, limitando quanto possibile il trasferimento alle industrie del Nord e del Sud Italia che in annate così carenti di materia prima a livello nazionale tentano di approvvigionarsi anche nelle nostre zone".

Riguardo al problema idrico, Italian Food sta lavorando a un progetto infrastrutturale per una celere risoluzione con la collaborazione tecnica della Asport (Associazione produttori ortofrutticoli toscani). "La nostra azienda intende contribuire alla realizzazione di un progetto infrastrutturale risolutivo del problema, vale a dire l'innalzamento degli argini del laghetto Tufaia, già l'anno scorso in gestione al consorzio di bonifica, per convogliare durante l'inverno le acque piovane e la fuoriuscita delle acque termali che altrimenti andrebbero perse - spiega Petti - Queste acque andrebbero poi fatte confluire, attraverso una apposita tubazione, nella fossa calda esistente che attraversa tutti i campi degli agricoltori della zona. Se questa soluzione non sarà sufficiente, la Italian Food è disposta a finanziare la realizzazione di una tubazione aggiuntiva per far confluire nella fossa calda anche i reflui in uscita dal depuratore Asa di Campo alla Croce che altrimenti andrebbero persi in mare".

Questa soluzione consentirebbe una disponibilità idrica continua, qualsiasi siano le condizioni meteorologiche. Ma affinché il progetto possa concretizzarsi entro giugno 2019 è necessario che la Regione Toscana agisca fattivamente e autorizzi l'Asa (l'azienda dei servizi ambientali) di Livorno e il consorzio di bonifica ad effettuare gli interventi per poter partire con i lavori di costruzione già dai primi mesi del prossimo anno.

Fonte: Toscana24 - Il Sole 24 Ore