Mercati, come reagire alla decrescita infelice

Ieri a Bologna il punto sulle opportunità da cogliere

Mercati, come reagire alla decrescita infelice
Rilancio del canale specializzato, sviluppo del segmento Horeca, dell'import-export e dell'e-commerce. Queste le principali piste su cui il settore dei Mercati all'ingrosso italiani - 142 strutture in cui circola il 60% della produzione ortofrutticola italiana e dove operano circa cinquemila imprese grossiste, ndr - dovrebbe lavorare per bloccare la situazione di decrescita infelice e invertire la rotta. Nell'ultimo decennio, infatti, il trend delle movimentazioni di ortofrutta risulta negativo per la gran parte dei centri. Milano, ad esempio, registra un crollo del 63%, Bologna perde il 25%, mentre Padova, Verona, Torino e Fondi riducono i volumi dal 15 al 20%. Solo Bergamo (+10%), Roma (+10%) e Cesena hanno segnato performance incrementali. Dati, questi, che sono stati presentati ieri a Bologna durante il workshop promosso da Fedagromercati Nazionale, Italmercati, Caab e Fondazione Fico sul tema delle “Prospettive per i Mercati all’ingrosso e i Centri agroalimentari”

La sfida è progettare un riposizionamento a medio-lungo termine dei Mercati, per valorizzare il ruolo svolto da questi centri - in molti casi ormai obsoleti - e dagli imprenditori in un approccio aggregativo. Un sistema, quello dei Mercati, che è ancora in parte ancorato alla pura funzione di vendita, non cogliendo l’opportunità di sviluppare servizi distributivi a valle a maggior valore aggiunto. Senza riuscire, così, a diventare partner di riferimento ne per la distribuzione moderna, ne per la produzione che si organizza direttamente e comunque fuori dal Mercato. 

"Negli ultimi dieci anni - ha spiegato Claudio Scalise, Ad di Sg Marketing - il sistema mercatale non si è riposizionato per recuperare le quote perse dal canale tradizionale (50% nel 2007 contro il 37% nel 2017) su altri segmenti di sbocco". Ma il mercato italiano dell'ortofrutta fresca, che oggi vale 12,8 miliardi di euro per un totale di 8,37 milioni di tonnellate movimentate (Fonte: Cso, prezzi correnti con valori mercato attuali), offre per fortuna nuovi spazi da presidiare: "Horeca, e-commerce, ma anche il rinnovamento del canale dello specializzato e i nuovi flussi di import-export possono rappresentare nuove opportunità", ha evidenziato Scalise. 


"Il valore aggiunto dei Mercati sta nel servizio - ha sottolineato ancora l'ad - Per il futuro non bisogna perdere di vista il loro core business, vale a dire il dettaglio specializzato che, negli ultimi cinque anni, ha aumentato la quota di mercato (22%) del 5%. Il Mercato può essere la piattaforma per avere un rapporto continuativo con i piccoli negozi, la ristorazione veloce nelle aree metropolitane e la Do locale, altrettanto interessata a prodotti freschi e freschissimi. Il fuori casa, e quindi l'Horeca, è un ambito in forte crescita, grazie alla rivoluzione copernicana dei consumi: ben 23 milioni di italiani, di cui 11 milioni di Millennials, hanno spostato la loro dieta verso prodotti a base vegetale".

I Mercati potrebbero poi fungere da piattaforme di import-export, ha detto Scalise. Due zone potenzialmente interessanti sono il Medio Oriente e l'Africa. Infine, in considerazione della crescita dell'e-commerce alimentare (+30% nel 2017), "le nostre strutture, qualora dispongano di una gamma di prodotto articolata, potrebbero diventare dei service network per le catene distributive che vendono on-line". Il fresco, tra l'altro, è ormai diventato decisivo per i bilanci dei negozi della distribuzione moderna (iper+super), pesando per circa il 56% del fatturato totale dei negozi. La frutta e la verdura, in particolare, sono oggi il cluster più importante (13%) dopo gastronomia, salumi e formaggi (17%).

"Il Mercato del futuro - ha specificato Scalise - deve quindi proporsi come una piattaforma multicanale di fornitura di frutta e verdura di alta qualità e grande freschezza". 

"A nome di Fedagromercati - ha commentato il presidente Valentino Di Pisasottolineando la necessità di trattare nuovi prodotti (bio, legumi, quarta e quinta gamma, ecc.) - che rappresenta 23 dei Mercati all’ingrosso più importanti e circa 500 aziende con 4.500 operatori, ritengo fondamentale che i player della Gdo, del dettaglio, dell’ambulantato e dell’Horeca diventino interlocutori diretti e consolidati. Altri aspetti rilevanti - ha proseguito - su cui investire sono: la logistica dell’ultimo miglio, grazie alla vicinanza dei Mercati alle città; il miglioramento dei rapporti con la produzione per creare un’ottica di sistema che unisca tutte le fasi del settore; il ripensamento del rapporto con le istituzioni per avere una maggiore attenzione da parte della politica”.



“I dati ci dicono che la movimentazione complessiva nei Mercati è in diminuzione, ma abbiamo una rete su tutto il territorio nazionale capace di reagire - ha sottolineato Fabio Massimo Pallottini, presidente di ItalmercatiTre le direttrici sulle quali possiamo puntare per un rilancio: meno mercati ma più grandi che investano su innovazione e  tecnologie; un accordo di collaborazione forte con il mondo dell’agricoltura capace di valorizzare i territori e un rapporto diverso con le istituzioni mettendo sul tavolo, possibilmente con una voce unitaria, il ruolo economico fondamentale che le nostre strutture hanno per l’economia. Il 6 novembre andremo a Bruxelles alla Commissione Europea a spiegare tutto questo. Il rilancio parte anche da un rapporto diverso con l’Europa”.

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