«Pratiche sleali, direttiva Ue non è caccia alle streghe»

«Pratiche sleali, direttiva Ue non è caccia alle streghe»
“In Europa non è più in discussione la necessità di avere al più presto, entro questa legislatura, una direttiva che identifichi e vieti le pratiche sleali nella catena alimentare: non si tratta di una caccia alle streghe contro alcune categorie ma un atto di difesa per gli anelli più deboli della filiera, gli agricoltori e i consumatori”. E' il commento di Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo e relatore della proposta di direttiva sulle pratiche sleali nella catena alimentare, tema al centro dell'audizione, ieri a Roma, alla Commissione agricoltura della Camera. 

“Da anni - spiega De Castro - attendiamo questo momento affinché dalla terra alla tavola la filiera diventi più efficiente e trasparente per garantire una distribuzione equa del valore aggiunto del cibo”. Su questa linea appare anche il Ministero delle politiche agricole con l'intervento di Stefano Vaccari, capo del dipartimento repressioni e frodi, all'audizione a Montecitorio. “E' nell'interesse del consumatore - aggiunge De Castro - poter contare sulla qualità di un prodotto senza temere il ricorso al deplorevole caporalato e allo sfruttamento della manodopera. Ma per questo anche gli agricoltori vanno aiutati, non si può lasciare loro i rischi della produzioni e le briciole dei guadagni". 

Per De Castro in Italia la legge in vigore contro le pratiche sleali è scritta bene ma la norma d'applicazione ne frena gli effetti. “Basti pensare - dice - che a differenza di quanto avviene in Francia, Spagna o Regno Unito, un solo caso sulle pratiche sleali è stato aperto in Italia dall'autorità della concorrenza rispetto al numero di ricorsi che si contano sulle dita di una mano”.

Fonte: Ufficio stampa Paolo De Castro