«Uva da tavola, urge cambiare mentalità»

Di Palma (Fruitsland): non c'è alternativa alla differenziazione

«Uva da tavola, urge cambiare mentalità»

I produttori italiani di uve da tavola devono iniziare a cambiare mentalità, producendo su sesti d'impianto più ampi, installando stazioni meteorologiche, sensori per il controllo dell'umidità, ali gocciolanti auto-compensanti e reperendo dati per orientare le scelte agronomiche, al fine di gestire in maniera clusterizzata le singole varietà. All'orizzonte, infatti, non vi sono strade alternative a questa per competere in un mercato sempre più globalizzato. La pensa così Angelo Di Palma, 24enne imprenditore che guida la Fruitsland - azienda che coltiva 300 ettari a Ginosa (Taranto), di cui 200 in piena produzione, ndr - assieme al fratello Donato

L'azienda pugliese è socia del Consorzio Nuvaut (Nuove varietà di uva da tavola) che, martedì, alla Fiera del Levante di Bari, ha siglato l’importante accordo con l'ente di ricerca nazionale Crea dedicato allo sviluppo di nuove cultivar 100% italiane (clicca qui per leggere la nostra notizia).

Partecipando come relatore alla presentazione dell’intesa, Di Palma ha portato il suo contributo e suggerito ai viticoltori non solo di cambiare mentalità, ma anche di puntare sull'aggregazione. "I nostri competitor - ha evidenziato - sono a più di cinquemila km di distanza. Competiamo con Paesi come Spagna, Grecia e Turchia dove i costi di produzione sono nettamente più bassi”. L’esempio da seguire è quello spagnolo: “In Spagna ci sono quattro o cinque operatori che gestiscono più di mille ettari, riuscendo così a fare economie di scala e ad avere un potere contrattuale nei confronti della grande distribuzione. Fare aggregazione, pertanto, significa poter cercare di dire la nostra in futuro. Per farlo - ha sottolineato - abbiamo bisogno di varietà che richiamino il nostro concetto di Made in Italy, la nostra filosofia e la nostra sostenibilità nelle produzioni".


"L'accordo con il Crea - ha proseguito Di Palma - è senza precedenti perché pubblico e privato, per la prima volta, si mettono insieme per operare con un obiettivo comune. Si tratta di una collaborazione di vitale importanza per noi imprese, anche da un punto di vista commerciale, in quanto dobbiamo ripensare a come possiamo ottenere un vantaggio competitivo, che non può più essere ricercato in una leadership di costo".

E, in questa partita, gioca un ruolo fondamentale la differenziazione varietale. "L’Italia deve cercare - ha sintetizzato l'imprenditore - di offrire un prodotto che per qualità organolettiche riesca a essere effettivamente superiore ai nostri competitor. Non avremo un futuro roseo se continueremo a orientarci in mercati in cui si tende unicamente a fare massa. Continuare a produrre cultivar come Regal, che presenta evidenti difetti qualitativi, significa andare a ridurre i consumi. Per questo abbiamo la priorità di puntare su varietà innovative, autoctone e sostenibili”.

“In questo mese di settembre - ha concluso Di Palma - la stabilità del clima sta favorendo la
qualità delle nostre uve pugliesi, in particolare delle bianche Great Green, Melanie, Luisco, Timpson e delle rosse Carlita, Crimson e Timco (nella foto sottostante). La Spagna e la Grecia, nelle prossime settimane, ridurranno drasticamente i volumi e noi italiani prenderemo il mercato in mano. Sarebbe importantissimo, per il futuro, riuscire a sbloccare il Dossier fitosanitario con la Cina, un mercato strategico dove i nostri competitor spagnoli possono già esportare". 



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