Etichette, la parola ai cittadini Ue

Sull'obbligo dell'origine via libera alla raccolte delle firme dal 2 ottobre

Etichette, la parola ai cittadini Ue
La battaglia che l'Italia sta portando avanti da anni in Europa a favore dell'indicazione dell'origine dei prodotti alimentari potrebbe essere arrivata a una svolta.
La Commissione europea ha, infatti, ha dato via libera alla raccolta delle firme, che partirà dal 2 ottobre, a sostegno di un’iniziativa dei cittadini dal titolo “Eat original! Unmask your food”, vale a dire: Mangia originale, smaschera il tuo cibo.

Adesso, dunque, bisogna raccogliere nell'arco di un anno un milione di firme in almeno sette Stati membri. Se la quota sarà raggiunta, spetterà poi alla Commissione Ue dare o no seguito alla richiesta di avere etichette obbligatorie sui cibi per conoscerne l’origine. In entrambi i casi, avrà tre mesi di tempo e dovrà giustificare la sua decisione.

Secondo gli organizzatori (tra i sostenitori c’è la Fondazione Campagna Amica promossa da Coldiretti insieme alle associazioni di altri Paesi Ue) si tratta di un'occasione unica per cercare di realizzare un obiettivo che non è stato ancora completamente raggiunto.
Attualmente, infatti, a livello europeo esiste l’etichetta obbligatoria su alcuni alimenti, come la carne bovina e il miele. E c’è un regolamento Ue (che entrerà in vigore nel 2020) che prevede l’indicazione obbligatoria solo quando il produttore richiama l’origine con loghi o parole.

Il fenomeno dell’Italian sounding è in crescita. L’ultima stima di Coldiretti fa salire a oltre 100 miliardi di euro il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo, con un aumento del 70% nell’ultimo decennio. E Roma ha sempre chiesto norme più stringenti di quelle poi adottate in ambito europeo.

Ma, in generale, l’origine obbligatoria sui prodotti alimentari significherà anche proteggere i produttori europei, riconoscendo gli alti standard di qualità delle loro produzioni rispetto a quelle importate da Paesi terzi, spesso simili solo in apparenza.