«Prezzi bassi delle mele? Troppi impianti nuovi»

L'opinione del frutticoltore da tre generazioni: riconversioni avventate dal Piemonte alla Romagna

«Prezzi bassi delle mele? Troppi impianti nuovi»
Prezzi bassi per le mele di pianura anche in una stagione dalle buone premesse? Il problema è l’aumento incontrollato di offerta generato dalla moltitudine di produttori che ha riconvertito non sempre in maniera “oculata”, i frutteti. La pensa così Marco, rappresentante di una famiglia di frutticoltori e commercianti attiva nel settore da tre generazioni, che ha un punto di vista chiaro sui problemi della melicoltura di pianura: “Bastava fare un giro questa estate per capire che sarebbe stata una campagna commerciale pesante, molto pesante”, spiega a Italiafruit News. "In Piemonte, regione dalla quale provengo, sono stati estirpati diversi centinaia di ettari di kiwi e impiantati meleti; in Romagna ho visto impianti di Gala pochi metri sopra il livello del mare. Oggi le tecniche colturali e i nuovi cloni permettono di fare mele praticamente ovunque, ma la qualità spesso lascia a desiderare e delude il consumatore”.



Sulla base di queste premesse, Marco ritiene che all'orizzonte ci siano “anni poco felici per chi ha deciso, spinto dalla moda del momento, di improvvisarsi melicoltore… Anni con liquidazioni probabilmente basse - salvo eventi meteorologici eccezionali come le gelate del 2017 - in cui molti agricoltori si accorgeranno che produrre 600 quintali ad ettaro costa molto e rimpiangeranno di aver abbandonato pesche o nettarine: hanno liquidazioni più basse, è vero, ma produrle costa molto meno”.

“In ogni caso - conclude il frutticoltore piemontese - sul mercato, governato dalla legge della domanda e delle offerta resterà solo chi sarà in grado di rispettare i tirati business plan; gli altri dovranno cambiare nuovamente indirizzo alla produzione aziendale”.

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