«Uva, campagna difficile ma i buyer possono fare di più»

Op Frutta Più sprona la Gdo: «Più ricerca di qualità e dare fiducia a nuovi fornitori»

«Uva, campagna difficile ma i buyer possono fare di più»
Una campagna da dimenticare per l'uva da tavola siciliana, ma le difficoltà presenti in campo e sul mercato dovrebbero essere un'opportunità per i produttori che, nonostante le condizioni di quest'annata, hanno grappoli di qualità. Eppure, come sottolinea Giuseppe Di Liberto, presidente di Op Frutta Più di Ravanusa (Agrigento), le cose non vanno proprio in questa direzione.

"I buyer della Gdo si dovrebbero rimboccare le maniche e aprire le porte delle loro insegne a nuovi fornitori, dando loro fiducia e testandoli sulla qualità dell'offerta, cercando così sul mercato il prodotto che merita di approdare nei loro reparti ortofrutta - sottolinea l'imprenditore - Invece le catene spesso alzano muri di gomma e non danno possibilità a quegli operatori che, come produttori e confezionatori, possono garantire qualità e forniture costanti. Un sistema troppo chiuso non è un bene per nessuno: né per le organizzazioni che sono fuori né per quelle che sono dentro e che in campagne come questa hanno difficoltà ad assecondare le richieste della Gdo. Un'apertura del sistema darebbe giovamento all'intera filiera".



Parlando della campagna 2018, il presidente di Frutta Più ricorda che dopo il vento primaverile, le piogge col successivo cracking del mese di agosto, la scorsa settimana hanno fatto la loro comparsa pure le nebbie marine. "Una campagna finita ancora prima di cominciare - Se lo scorso anno il prodotto di scarto destinato alle cantine veniva pagato 35 centesimi il chilo, quest'anno si parla di circa 10 centesimi: nei vigneti si registra fino a un 50% di scarto. E con queste condizioni se qualche acino non proprio conforme scappa ai produttori non se ne può fare un dramma. E' un'annata da dimenticare, come quella del 1991, quando alluvioni agostane compromisero la produzione. Una situazione che pare ripetersi ogni nove anni: è successo anche nel 2000, con le nebbie a fine settembre, poi nel 2009 con un intenso fenomeno di cracking e infine quest'anno. E' un'annata balorda e pensare che l'avvio di campagna era molto promettente: purtroppo siamo legati al clima e contro questi fenomeni c'è poco da fare".



"L'andamento della campagna uva da tavola 2018 è ormai segnato - aggiunge l'imprenditore siciliano - Rivogliamo un esplicito appello alle istituzioni competenti per poter riconoscere lo stato di calamità: certo, esiste il rischio d'impresa, abbiamo le spalle larghe per affrontare perdite produttive del 15-20 fino anche a un 30%, ma ora riscontriamo danni che superano il 50-60% e in alcuni casi addirittura superiori: tra i nostri soci c'è chi ha perso il 100%, perché quando sono arrivate le nebbie doveva ancora iniziare la raccolta in vigneto. Facciamo appello ai vari organismi affinché si possano alleviare le aziende dal pagamento dei contributi, rimandare le cambiali agrarie in scadenza o i pagamenti delle polizze assicurative. E le imprese non sono le uniche a subire gli effetti di questa campagna disastrosa: anche gli operai pagano pegno. Di solito il lavoro nei vigneti andava avanti fino alla seconda decade di dicembre, quest'anno sta terminando ora. Alla fine - conclude Giuseppe Di Liberto - mancheranno un sacco di giornate lavorative".

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