Cimice asiatica, ultime soluzioni per la difesa

Il punto in un convegno della Regione Veneto: ruolo della ricerca e sostenibilità ambientale

Cimice asiatica, ultime soluzioni per la difesa
La Regione Veneto punta su ricerca e sostenibilità ambientale per rilanciare il settore ortofrutticolo, sia in termini di innovazione che di competitività. E’ quanto emerso dal convegno della settimana scorsa a Zevio (vedi articolo di Italiafruit) che è stato seguito da un folto pubblico di operatori del settore, anche perché al centro dell’incontro c’era il ruolo della ricerca scientifica, soprattutto di fronte a nuove fitopatie o attacchi di nuovi insetti.
In particolare, gli interventi di Massimiliano Pasini, ricercatore di Agrea centro studi di Verona, e di Alberto Pozzebon, professore del Dafnae dell’Università di Padova, si sono focalizzati sull’invasione della cimice asiatica sull'intero territorio regionale e sulla necessità di acquisire conoscenze per attivare le possibili soluzioni di contenimento e le strategie di difesa più opportune.
Mentre Pasini ha spiegato gli aspetti della biologia che hanno importanza nella lotta contro il parassita, il suo ciclo, i danni arrecati alle colture e le possibilità di difesa, Pozzebon ha illustrato le attività di ricerca messe in atto dalla Regione Veneto per studiare la fenologia dell’insetto, le dinamiche di popolazione e il corretto impego dei prodotti (clicca qui). Proprio quest’ultima parte ha suscitato l’interesse del pubblico.



Purtroppo, la difesa insetticida diventa spesso necessaria, in quanto i danni possono essere molto rilevanti (fino al 100% su colture particolarmente appetite dalla cimice, quali pero, pesco, actinidia, nocciolo). La cimice, peraltro, si sposta tra coltivazioni scegliendo le più gradite, dove si concentrano molti individui con danni importanti in poco tempo e i fattori di contenimento naturali – parassiti e predatori – al momento non sono in grado di limitare i danni. In più, le soluzioni di difesa passive (reti antigrandine e anti-insetto) non possono sempre essere adottate.
La difesa chimica, poi, presenta molte controindicazioni, tra le quali: intervenire su colture in precedenza non trattate (es. kiwi o coltivazioni bio); mettere in discussione i risultati della difesa integrata - con il rischio di ricomparsa di vecchi problemi (ragnetti, psilla, ecc.); il rischio per le api e gli insetti pronubi; i maggiori residui sul prodotto. Va quindi limitata al minimo necessario, valutando se e quando intervenire (tramite monitoraggio), anche in base alle caratteristiche dei prodotti a disposizione e al loro corretto uso. Considerando tutti i fattori di rischio, quali la presenza di rifugi dove le cimici possono trascorrere l’inverno, o di siepi e macchie boschive con specie attrattive, l’assenza di reti antigrandine e così di seguito.


I prodotti fitosanitari hanno esclusivamente un’attività di contatto. Pertanto occorre fare in modo di colpire direttamente la cimice con la miscela insetticida. Questo significa che la quantità di miscela e il modo con cui è eseguito il trattamento sono fondamentali. Inoltre l’insetto deve essere poco mobile, quindi vanno scelte le ore più fresche (mattino molto presto), in particolare nel periodo estivo. L’efficacia residuale, ossia la mortalità delle cimici che arrivano a contatto di superfici trattate, è molto ridotta, mentre l’efficacia dei prodotti sulle forme giovanili è sempre maggiore rispetto all’efficacia sugli adulti. Possono essere usati anche prodotti che, pur non essendo registrati come fitosanitari, abbiano una certa attività diretta o agiscano come repellenti.

Sul kiwi (il giallo può manifestare più danni del verde) si possono usare piretroidi e bio, ma occorre prestare attenzione ai residui a seconda della destinazione commerciale e, con i piretroidi, agli acari e eriofidi, a seguito di trattamenti ripetuti. Sono anche stati autorizzati altri prodotti, ad esempio a base di piretrine, per periodi limitati, ma occorre verificare le etichette aggiornate. Sul pero (più appetite le varietà precoci) si usano neonicotinoidi, esteri fosforici e piretroidi, anche se alcune sostanze attive sono da evitare per problemi di Psilla. Essendo pochi prodotti, diventa poi necessario l'uso di reti o di repellenti. Sul pesco si possono usare neonicotinoidi, esteri fosforici e piretroidi. Dove si applica la confusione per il controllo della Cydia diventano necessari interventi mirati.
Sul ciliegio in genere non sono necessari interventi specifici, in quanto in pre-raccolta si interviene su mosca e drosophila con prodotti efficaci anche contro la cimice. Sul melo la difesa appare meno problematica rispetto ad altri fruttiferi. Si interviene sulla base dei monitoraggi, dell’epoca di raccolta e della suscettibilità varietale. L’incidenza di danno più elevata si riscontra su Granny, con aumento dalle raccolte di metà-fine settembre alle raccolte di fine ottobre. Danni rilevanti anche su Fuji e Pink Lady. Varietà meno colpita Golden.



L’incontro è stato moderato da Veronica Bertoldo, responsabile del settore ortofrutticolo della Regione Veneto, che ha ricordato come questa, nel 2014, sia stata la prima a investire importanti risorse in un progetto finalizzato a caratterizzare le produzioni ortofrutticole e i loro ambienti di coltivazione. “I risultati sulla qualità intrinseca di prodotti e territori sono stati di notevole importanza - ha detto Bertoldo - Soprattutto rispetto alla necessità del consumatore di ricevere messaggi rassicuranti sulla qualità e salubrità di frutta e verdura e sulla naturalità degli ambienti in cui sono coltivate”.

Il rilancio e il futuro dell’ortofrutta non possono non considerare la relazione tra prodotto e ambiente di coltivazione, tant’è che un prodotto è di qualità solo se proviene da un territorio di qualità. “Basta ricordare quanto accaduto anni fa nella Terra dei fuochi, a cavallo tra la provincia di Napoli e quella di Caserta – ha aggiunto la dirigente - Interramento di rifiuti tossici speciali, roghi di rifiuti e il conseguente impatto sulla salute della popolazione locale hanno marchiato negativamente quel territorio che, invece, era conosciuto come terra fertile per eccellenza, caratterizzata dalla produzione di colture ortofrutticole di qualità eccelsa. Da queste riflessioni è nato il progetto”.

Bertoldo ha poi presentato la strategia regionale che le Op ortofrutticole saranno tenute a seguire a partire dall’1 gennaio 2019 con la realizzazione dei loro programmi operativi poliennali. Strategia che risponde alle esigenze manifestate dall’Unione europea che vuole un settore moderno, sostenibile e competitivo, in grado di garantire la produzione di alimenti sicuri, di alta qualità, nutrienti e diversificati. “Tre le misure fondamentali sulle quali la Regione ha previsto specifiche linee di indirizzo alle Op, la ricerca e la produzione sperimentale sono di assoluta importanza per l’innovazione del comparto ortofrutticolo. Ma importanti sono anche le azioni per tutelare la biodiversità e ambientali e – ha concluso Veronica Bertoldo – la promozione della qualità dei prodotti e degli ambienti di coltivazione in un’ottica di valorizzazione del Made in Veneto”.

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