Kiwi, la Grecia supera la Nuova Zelanda come fornitore dell’Italia

Produzione, import-export e consumi: tutti i numeri del frutto

Kiwi, la Grecia supera la Nuova Zelanda come fornitore dell’Italia
Continua ad aumentare la produzione mondiale di kiwi, trainata dalla Cina. Sul fronte italiano si preannuncia una campagna nella norma, dopo una annata di carenza di prodotto. Calano, invece, le esportazioni, mentre per la prima volta nella storia la Grecia supera la Nuova Zelanda come fornitore dell’Italia. In crescita anche i consumi domestici a valore, complice l’aumento di prezzo.

Produzione mondiale di kiwi: continua la crescita

Cresce la produzione mondiale di kiwi, che supera quota 3,5 milioni di tonnellate in media dal 2010 al 2016. Il dato, elaborato dal database Faostat, fa riferimento al totale dei Paesi del mondo includendo anche la Cina, che da sola coltiva più della metà dei kiwi del pianeta. Se si esclude la Cina, la produzione di kiwi nel periodo 2010-2016 è di circa 1,7 milioni di tonnellate, in crescita del 42% rispetto al periodo 2000-2010.



L’impennata produttiva diventa ancora più evidente se si guardano i dati relativi ai primi sei Paesi produttori (Cina esclusa), che da soli fanno oltre il 90% dei kiwi mondiali. L’Italia resta prima in classifica per produzione nel periodo considerato, con performance rispetto alla decade precedente che sfiorano il +20%. Di seguito troviamo la Nuova Zelanda che, seppur con una produzione inferiore, mostra tassi di crescita che superano il 30%. Un discorso simile vale anche per Cile (+63%), Iran (+141%) e Grecia (+96%). Francia unico Paese col segno meno: la produzione di kiwi oltralpe si è, infatti, ridotta del 8%.

Produzione italiana di kiwi: si torna a crescere

Concentrandoci ora sul Belpaese, andando a guardare i dati (più aggiornati di quelli Faostat) relativi alla campagna 2018/19. Stando ai numeri presentati lo scorso settembre da Cso Italy (clicca qui per leggere la notizia), nella campagna 2018/19 si preannuncia una produzione italiana di kiwi da 435.175 tonnellate commercializzabili, in crescita del 18% rispetto a quella precedente.



Per quanto riguarda le superfici in produzione sono circa 25.220 gli ettari dedicati all’actinidia nel 2018, il 2% in più del 2017. La crescita è legata strettamente all’incremento delle superfici coltivate a kiwi giallo (+40%) ora a 2.860 ettari, a fronte di una flessione del 2% delle superfici dedicate al “verde” (22.360 ettari).

Import-export di kiwi: il balzo in avanti della Grecia

Nella scorsa campagna (2018/2017) sono calate le esportazioni di kiwi e cresciute le importazioni, complice anche la scarsità di prodotto nazionale. Analizzando i dati Eurostat più aggiornati (da settembre 2017 ad agosto 2018) si può vedere come i volumi esportati all’estero da parte dell’Italia siano calati del 15% rispetto al periodo precedente. Un calo che diventa ancora più evidente se si guarda il dato rapportandolo ai volumi della campagna 2016/2015: qui il valore negativo è di oltre il 30%.



Per quanto riguarda l’import, per la prima volta nella campagna appena passata la Grecia ha superato la Nuova Zelanda come fornitore internazionale di kiwi per l’Italia. Dal Paese ellenico lo scorso anno abbiamo importato più di 25mila tonnellate di kiwi, contro le 13mila della Nuova Zelanda. Sostanzialmente un raddoppio, quello della Grecia, il cui prodotto si inserisce nella stessa finestra produttiva del kiwi italiano, rispetto a quello neozelandese che è invece importato in controstagione. L’incremento delle importazioni dalla Grecia nella scorsa campagna ha fatto aumentare il livello generale delle importazioni, che balzano a quota 67mila tonnellate, crescendo del 27% rispetto al periodo precedente.

Consumi domestici di kiwi: il mercato continua a espandersi

Continua la crescita del mercato dei kiwi, lo dimostrano i dati dell’osservatorio Ismea-Nielsen. Fatto 100 il totale dei kiwi acquistati nel periodo 2014/2013, lo scorso anno gli acquisti a valore sono cresciuti del 4% rispetto al periodo precedente e del 20% rispetto al 2014/2013.



La principale responsabile di questa crescita è l’impennata subita dal prezzo medio-mix, a causa della carenza di prodotto, che sale di 32 punti percentuali rispetto all’annata precedente, battendo tutti i record degli anni passati.

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