Diradamento dei frutti: il mercato si soddisfa in campo

Manuale, meccanico o chimico. Costa (UniBo) fa il punto per pesco e melo

Diradamento dei frutti: il mercato si soddisfa in campo
A distanza di 15 anni dalla prima pubblicazione sul diradamento dei frutti, la rivista scientifica Horticultural Review ha dedicato una nuova monografia a questa importante tecnica colturale, analizzata sia dal punto di vista fisiologico, sia tecnico-applicativo da un professore italiano: Guglielmo Costa dell’Università di Bologna. La review, che rappresenta un utile strumento per  studenti universitari e operatori del settore, è stata pubblicata sul volume 46 della Horticultural Review, che si apre con una dedica al prof. Costa scritta dal ricercatore neozelandese Ross Ferguson e altri colleghi italiani ed esteri, per il suo contributo allo sviluppo della ricerca a livello internazionale.

“Nella moderna frutticoltura il diradamento dei frutti è un’operazione imprescindibile per soddisfare il mercato sempre più esigente. Su alcune specie, quali ad esempio il melo e il pesco, è eseguita da sempre, ma l’industria frutticola è in continua evoluzione in termini di sostenibilità tecnica, colturale e ambientale e, di fronte a questi cambiamenti, la ricerca non sempre soddisfa in modo tempestivo le urgenze del settore produttivo”, spiega a Italiafruit News Guglielmo Costa, che ha curato la review con i colleghi Alessandro Botton e Giannina Vizzotto, rispettivamente dell’Università di Padova e di Udine.



“Abbiamo aggiornato i diversi metodi di diradamento chimico e meccanico esaminando i punti di forza e di debolezza di queste tecniche – continua Costa - Il diradamento dei frutti rimane una tecnica culturale imprevedibile, che alla fine può rivelarsi eccessiva o insufficiente. Per questo motivo, sono stati approntati sistemi di supporto decisionale (Dss) volti a migliorare le prestazioni con l’intento di ridurre quanto più possibile gli effetti indesiderati e il sovra-diradamento”.

I cambiamenti climatici non aiutano, anzi richiedono sforzi più intensi, e dinamici, che – per una maggiore efficacia – potrebbero essere coordinati a livello internazionale grazie a una piattaforma di ricerca e sviluppo e a una politica di finanziamento sostenuta non solo dalle agenzie istituzionali, ma anche dall'intera filiera produttiva. “Le aspettative dei produttori rispetto ai futuri progressi tecnologici nel diradamento sono enormi - aggiunge Costa - Ad esempio, nel pesco rappresenta uno dei maggiori costi di produzione, capace di incidere su sostenibilità, conservabilità dei frutti e a livello commerciale. Se pensiamo alle nuove varietà immesse sul mercato ogni anno, i nuovi strumenti di diradamento messi a disposizione dei coltivatori e il cambiamento climatico in atto che sta già influenzando la frutticoltura in diverse aree, la ricerca focalizzata sul diradamento della frutta deve essere totalmente riorganizzata”.



Il diradamento sul pesco
Nel pesco il diradamento manuale è ancora molto adottato, sebbene l’operazione richieda un costo elevato per la manodopera.
“Nonostante una intensissima attività di ricerca, i formulati chimici disponibili sono pochissimi – osserva Costa - L’Ethrel, sicuramente la molecola più studiata, fornisce risultati aleatori tali da non consentire un suo tranquillo impiego nella pratica frutticola. Sono stati anche testati diversi formulati in fioritura capaci di causticare il fiore e di impedire l’allegagione, ma anche in questo caso i risultati non sono stati pienamente soddisfacenti. Di recente sono state sperimentate in modo preliminare due molecole, l’acido abscissico (Aba) e l’1-AmminoCiclopropano-1-Carbossilico (Acc), un precursore dell’etilene su alcune cultivar di pesco e di nettarine con risultati interessanti, che richiedono però ulteriori conferme”.

Il diradamento meccanico sta iniziando a trovare un certo impiego. “Sono state realizzate alcune attrezzature che sono in grado di ridurre la carica di fiori mediante stringhe, sistemate su un rotore portato da una trattrice e che, girando, frustano i fiori determinandone la caduta in relazione alla velocità di avanzamento del trattore e a quella di rotazione del rotore. Per essere utilmente impiegata, questa tecnica richiede che la forma di allevamento sia adattata alla macchina: quelle in parete si prestano meglio, mentre le forme in volume non consentono di ridurre in modo opportuno la carica produttiva nelle parti più interne della chioma”.



Diradamento su melo
Nel melo i risultati sono decisamente più incoraggianti e l’operazione chimica è la più impiegata. Ciò è dovuto all’elevato numero di formulati diradanti disponibili sia in fioritura (AmminoTiosolfato-Ats-, l’acido cloroetilfosfonico-Cepa o Ethrel) che in allegagione, quali le auxine (acido alfa-naftaleneacetico –Naa- e alla sua ammide -Nad-), alla 6-benzilamino purina (6-Ba) e più recentemente al metamitrone (Brevis®).

“Nel melo, l’obiettivo è determinare la cascola dei frutti laterali del corimbo, caratterizzati in genere da una suscettibilità ad abscindere, a vantaggio del frutto centrale, che invece ha una bassa suscettibilità - spiega Costa - Le diverse molecole, che hanno un’efficacia legata al momento della loro applicazione, possono essere impiegate anche in successione, quando le condizioni ambientali e le pratiche colturali richiedano interventi energici. Il metamitrone, ultimo immesso sul mercato, ha un’ampia finestra di applicazione (da 8-10 fino a 16 mm di diametro del frutto centrale), ma manifesta una residua efficacia diradante anche quando applicato più tardi. Infine, su questa specie, sono stati messi a punto modelli previsionali che valutano l’efficacia diradante dei formulati in relazione alle condizioni ambientali e al momento di applicazione. Negli Stati Uniti alcuni ricercatori della Cornell University hanno messo a punto il modello MaluSim che stima la disponibilità dei carboidrati capaci di supportare lo sviluppo del frutto arrivando a predire l’efficacia del prodotto diradante impiegato. In Europa alcuni ricercatori appartenenti al gruppo di lavoro sul diradamento chimico del network Eufrin hanno elaborato insieme alla società Adama un modello dedicato che, monitorando la temperatura media notturna e la radiazione solare, stima per le diverse epoche di applicazione l’entità dell’efficacia attesa dall’applicazione del Brevis. Questi modelli rappresentano un utile strumento per i tecnici e i frutticoltori per effettuare correttamente l’operazione di diradamento e soprattutto per eliminare i rischi di sovradiradamento”. Va anche ricordato che, sui meli allevati in parete, può essere applicato anche il diradamento meccanico.

Copyright 2018 Italiafruit News