L’altalena dei prezzi all'origine degli ortaggi da bulbo

Il confronto con il 2017: valori quintuplicati per le cipolle, l'aglio è stabile, lo scalogno cresce

L’altalena dei prezzi all'origine degli ortaggi da bulbo
I mercati europei dell'aglio e della cipolla vivono di cicli, alternando due o tre annate consecutive con prezzi all'origine favorevoli ad altrettante stagioni negative in funzione delle produzioni mondiali. I due ortaggi, quest'anno, riscontrano situazioni opposte: le quotazioni dell'aglio si sono infatti stabilizzate sui livelli bassi del 2017, mentre quelle della cipolla sono esplose.

"Nel settore dell'aglio - sottolinea Francesco Delfanti, consigliere di Fruitimprese e imprenditore - il prezzo all'origine viene influenzato soprattutto dalle raccolte di Spagna, Cina e Argentina. Da due anni a questa parte la produzione globale è elevata, mentre era scarsa nel 2015 e nel 2016, quando i prezzi per l'agricoltore erano del 30-40% più alti rispetto a oggi". 

Ma i prezzi pagati alle aziende italiane, quindi, consentono la copertura dei costi di produzione? "Chi ha fatto una buona resa per ettaro riesce a coprirli bene; chi ha raggiunto uno standard per ettaro medio-basso è vicino al punto di pareggio, mentre chi è andato in sottoproduzione, a causa ad esempio di bombe d'acqua, è chiaramente in difficoltà".


Francesco Delfanti, consigliere di Fruitimprese e imprenditore

Per la cipolla, come spiega Delfanti, sta accadendo l'esatto contrario: "Dopo due annate di eccedenze e prezzi molto bassi, quest'anno la produzione in ambito europeo è fortemente deficitaria. Di conseguenza, rispetto all'anno scorso, i prezzi all'origine sono triplicati a luglio-agosto, periodo dello stoccaggio, e negli ultimi mesi sono addirittura quintuplicati".

Una situazione di scarsità dell'offerta si può riscontrare anche per lo scalogno. I due bacini principali di coltivazione sono la Bretagna, in Francia e la zona del Piacentino, in Italia. "I costi di produzione per le aziende locali sono molti alti (minimo 10mila euro per ettaro), soprattutto per via dell'acquisto del seme. Quest'anno la raccolta piacentina registra una riduzione del 30% sull'anno precedente: i prezzi all'origine sono aumentati, ma non come in Bretagna, dove sono quintuplicati".

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