Crisi agrumicola, le richieste di Coldiretti e Cia

Crisi agrumicola, le richieste di Coldiretti e Cia
Il comparto agrumicolo nazionale sta vivendo una crisi molto pesante che limita ogni giorno di più la capacità d’impresa degli agricoltori. Dopo le richieste al governo di Confagricoltura Taranto (clicca qui per leggere la nostra notizia di giovedì 10 gennaio), negli ultimi giorni hanno parlato anche le organizzazioni Coldiretti Calabria e Cia Due Mari (Taranto-Brindisi).

Il presidente della Coldiretti Calabria, Franco Aceto, ha inviato una lettera al presidente della Regione Mario Oliverio e al Dirigente generale del Dipartimento Agricoltura Giacomo Giovinazzo.  "La gravissima situazione che riguarda in particolare le clementine, sta compromettendo la tenuta economica e finanziaria di numerose imprese - scrive Aceto nella missiva - Insomma, l’agrumicoltura non solo langue ma rischia il tracollo. La stagione della raccolta, che volge alla fine è caratterizza da fenomeni fortemente negativi: eccesso di produzione di clementine e contrazione di produzione di arance, prodotto invenduto rimasto sulle piante, interi stock immagazzinati in cella che, in poche ore diventano non idonei alla commercializzazione, per fenomeni di marcescenza dovuti agli eccessi di pioggia del periodo estivo/autunnale combinati alle temperature miti che hanno accompagnato, sin dall’inizio, la campagna agrumicola, fino a pochi giorni fa. A questo si associano le gelate di questi giorni dovute al brusco abbassamento delle temperature". 

È in crisi uno dei tesori agroalimentari della Calabria: questo l’allarme che lancia Aceto. Una situazione che fa chiedere in primis alla Coldiretti l’esigenza di attivare provvedimenti specifici, a valere sul Fondo di solidarietà nazionale, unitamente ad altre misure che è necessario avviare in ambito regionale. "Questo - chiarisce Aceto - può essere fatto con gli strumenti di cui disponiamo e i primi due, tamponerebbero il grave stato di difficoltà derivante dalla perdita delle produzioni. Ed ecco le precise richieste: un intervento presso Arcea per garantire l'erogazione in tempi rapidi dei saldi Pac e Psr relativi alle annualità 2018 e pregresse a tutti gli agricoltori danneggiati; il riconoscimento dello stato di calamità naturale per gli eccessi di pioggia e le alluvioni del 2018; l’adozione di un bando monotematico a valere sulla misura 4.1 del Psr per la riconversione varietale degli agrumi, al fine di migliorare la competitività sul mercato; l’istituzione di un regime di aiuto regionale, per affrontare la situazione di crisi, con l’adozione del Piano agrumicolo".  

Altra situazione che preoccupa Coldiretti sono le massicce importazioni di agrumi dall'estero che, confondendosi con la produzione calabrese, hanno fatto abbassare i prezzi di vendita al dettaglio e ancor più il prezzo riconosciuto all’agricoltore che non copre ormai nemmeno i costi di raccolta. “Pratiche commerciali sleali - sottolinea Aceto - che condizionano notevolmente il mercato con prezzi, alla produzione da fame”. Sul territorio ionico, tra Sibari e Rossano Calabro, ma anche nella Piana di Rosarno-Gioia Tauro, nel Lametino e non escludiamo anche in altre aree - denuncia Coldiretti - arrivano, quasi quotidianamente, ingenti quantità di clementine, e tuttora arance, che abilmente vengono stoccate e poi spacciate per italiane sui mercati locali e nazionali, alimentando un circuito illegale di importazioni di prodotti agroalimentari creando concorrenza sleale. Una situazione non più sopportabile che per Coldiretti occorre affrontare con una forte convergenza tra Mipaaft, il Dipartimento Regionale Agricoltura e la filiera. Insomma, misure e azioni complementari al fine di elevare il livello dei controlli sulla totalità dei prodotti provenienti da paesi concorrenti e smascherare le false etichette di provenienza del prodotto. “Dalla pronta attuazione e da questa azione sinergica - conclude il presidente di Coldiretti Calabria - dipende una parte del futuro di un comparto che garantisce sviluppo e, quindi, posti di lavoro, ma anche tradizione e cultura, buona". 

Simile il commento della Cia Due Mari (Taranto-Brindisi), che spiega: dopo le gelate, l’aumento delle importazioni dall’estero e la diminuzione dei prezzi corrisposti ai produttori ionici, tutto il comparto agrumicolo tarantino sta vivendo una crisi epocale, con l’erosione spaventosa del reddito e imprese in grandissima difficoltà. 

“Dopo l’incontro che si è tenuto nella sede della provincia di Taranto, Cia Agricoltori Italiani ritiene sia necessario e urgente aprire un tavolo di crisi per il comparto agrumicolo", ha dichiarato Pietro De Padova, presidente provinciale di Cia Due Mari. "Il primo obiettivo è quello di aiutare gli agricoltori danneggiati dalla gelata a vedersi assegnati, in tempi rapidi, i fondi che vadano a coprire gli oltre due milioni di euro di danni subiti - ha aggiunto Vito Rubino, direttore provinciale - Si tratta però solo di un punto di partenza. Occorre lanciare un piano strutturale che preveda una campagna di informazione e promozione in favore degli agrumi pugliesi, oltre ad accordi equi tra la Grande Distribuzione Organizzata e le Organizzazioni di Produttori, così da assorbire la produzione ancora sugli alberi che altrimenti è destinata al macero”. 

Nel pacchetto di interventi proposti dalla Cia, inoltre, ci sono “politiche di sostegno al reddito, riduzione degli oneri contributivi e delle imposte a carico delle aziende agricole, una moratoria almeno parziale dei mutui che pesano sulle imprese che intendono investire per rilanciarsi”, ha specificato De Padova. 

“Vi sembra accettabile che si discuta di porti chiusi mentre continuano ad arrivare, da tutto il mondo, tonnellate e tonnellate di agrumi che distruggono l’economia locale? Solo in provincia di Taranto, il settore agrumicolo ha un valore di circa 70 milioni di euro l’anno, con una ricaduta economica e occupazionale di migliaia di giornate lavorative. Mortificare questa economia significa aumentare la disoccupazione e affrontare costi sociali enormi dovuti alla chiusura di tantissime imprese”, ha denunciato il direttore provinciale Vito Rubino. 

Per la Cia, è fondamentale lavorare anche a un ammodernamento della rete e dei sistemi di commercializzazione, anche puntando a servizi innovativi per il rilancio dei mercati ortofrutticoli, la selezione e il miglioramento delle varietà, l’abbattimento delle zavorre burocratiche inutili, l’accesso al credito, gli aiuti più celeri e mirati destinati al settore. Urgente e necessario è lavorare alla promozione del prodotto e all’aggregazione dei produttori, rafforzando il ruolo degli agrumicoltori nelle Organizzazioni dei Produttori che sono chiamate a lavorare con più efficacia alla penetrazione dei propri prodotti sui mercati internazionali. La ricerca applicata deve avere un ruolo centrale nell’innovazione varietale e nella differenziazione dei prodotti, in modo da stimolare la competitività sui nuovi mercati. Bisogna investire e diversificare, con l’introduzione di nuove varietà più rispondenti alle esigenze del mercato: questo significherebbe sia sviluppo di nuove competenze per le nostre imprese, in linea con gli altri imprenditori europei e mondiali, sia vantaggi legati al posizionamento sul mercato con incremento delle vendite, con il raggiungimento di nuovi mercati, maggiore appetibilità nei confronti della Gdo legata all’offerta di un paniere di prodotti più ampio, ampliamento del calendario di commercializzazione. Per superare questo momento delicato per gli agricoltori della provincia di Taranto e dell'intera Italia, la Cia propone e chiede adeguate risposte e misure urgenti da parte del Governo, cosi come sta facendo il Governo spagnolo in queste ore, con un Fondo Italiano di garanzia agraria. “Se veramente si vuole evitare che la protesta dei gilet arancioni dalla Puglia si sposti su Roma, servono risposte”. 

Fonte: Ufficio stampa Coldiretti Puglia - Ufficio stampa Cia Due Mari