Pesticidi, l'Europa vuole più trasparenza

Pesticidi, l'Europa vuole più trasparenza
La votazione del Parlamento Europeo apre di nuovo il sipario sui pesticidi. Questa volta, si punta sulla trasparenza e sulla responsabilità della procedura di approvazione di queste sostanze attive nella Comunità Europea. “Sono cresciuto in una fattoria”, la voce del tedesco Norbert Lins (Ppe), co-relatore della proposta, risuona nell’aula. “Ho usato pesticidi e so quanto siano importanti per l'agricoltura. Ciononostante, voglio essere sicuro che tutti i bambini possano mangiare frutta e verdura dall'Europa senza doversene preoccupare. Come possiamo continuare a garantire cibo sicuro nei nostri piatti, in Europa? E come assicurarci che i nostri agricoltori europei continuino a produrre cibo a lungo termine?”

Dieci anni fa, l'adozione del regolamento sui prodotti fitosanitari (regolamento (CE) n. 1107/2009). E dopo le polemiche sul rinnovo del glifosato, il 6 febbraio 2018 il Parlamento europeo ha istituito una commissione speciale (Pest) per valutare la procedura di autorizzazione dei pesticidi nell'Unione europea nel suo insieme e per proporre misure per migliorarla.

COSA PREVEDE LA PROPOSTA

La settimana scorsa - con 526 voti a favore, 66 contrari e 72 astensioni - i deputati europei hanno concordato di rendere pubblici gli studi utilizzati nella procedura di autorizzazione di un pesticida, compresi tutti i dati e le informazioni a sostegno delle domande di autorizzazione. I richiedenti dovrebbero essere tenuti a registrare tutti gli studi regolamentari eseguiti in un registro pubblico e consentire un “periodo per le osservazioni”, che permetta di tener conto di tutte le informazioni pertinenti prima di prendere una decisione. “Occorre rafforzare la trasparenza rispetto alla gestione del rischio e i dati scientifici, gli studi e le altre informazioni debbono essere preventivamente resi disponibili in processi di consultazione pubblica senza consentire segreti sugli interessi commerciali delle industrie richiedenti" ha commentato il responsabile ambiente della Coldiretti, Stefano Masini.

Per migliorare la valutazione post-mercato, la Commissione europea dovrebbe avviare uno studio epidemiologico sull'impatto reale dei pesticidi sulla salute umana, affermano i deputati. Propongono inoltre di rivedere gli studi esistenti sulla cancerogenicità del glifosato e di stabilire i livelli massimi di residui per i suoli e le acque superficiali. “Il nostro impegno - spiega l’eurodeputata del Pd, Simona Bonafè, relatrice ombra per il Gruppo S&D - volto a tutelare i tanti cittadini che nel passato hanno evidenziato mancanza di trasparenza, come nel caso del glifosato, proseguirà con un chiaro obiettivo: far sì che la protezione della salute umana e dell’ambiente siano priorità per l’Europa. Non a caso, nel rapporto finale che la Commissione Europea dovrà prendere in considerazione chiediamo anche la creazione di un meccanismo di vigilanza post commercializzazione che monitori gli effetti che l’uso dei prodotti fitosanitari hanno sulla vita dei cittadini”.

Il Parlamento chiede poi alla Commissione di proporre nuove misure per proteggere i gruppi vulnerabili e vietare l'applicazione di pesticidi sulle lunghe distanze in prossimità di scuole, strutture per l'infanzia, campi da gioco, ospedali e case di cura.

In merito al rinnovo dell’autorizzazione, la possibilità per i richiedenti di scegliere uno Stato membro relatore (Rms) per l’iter di approvazione di una sostanza pesticida presso l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) è stata criticata perché considerata una pratica poco trasparente e potenzialmente in conflitto di interessi. Pertanto, i deputati chiedono che sia la Commissione ad assegnare la valutazione delle domande di rinnovo a uno Stato membro diverso da quello responsabile delle precedenti valutazioni.

I deputati sottolineano infine la necessità di garantire la responsabilità politica dell'adozione degli atti di esecuzione nell'ambito della cosiddetta “procedura di comitatologia”. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero quindi fornire resoconti dettagliati e rendere pubblici i loro voti.

LA STRADA ANCORA DA PERCORRERE

Alcune criticità non sembrano adeguatamente gestite nel processo di autorizzazione, perché la valutazione dell’esposizione ambientale viene fatta generalmente su scenari ipotetici idealizzati. La persistenza delle sostanze nell’ambiente è spesso più elevata di quanto previsto nell’autorizzazione. Si dovrebbe tenere conto in modo retrospettivo dei dati di monitoraggio ambientale, che spesso smentiscono le valutazioni fatte con i modelli matematici. Ci sono sostanze cosiddette “estremamente preoccupanti” – quelle cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione, gli interferenti endocrini, le sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche - che sono senza soglia di pericolo, e non è possibile stabilire un livello di sicurezza accettabile. “Nel riconoscere la sostanziale validità dello schema regolamentare preposto alla sicurezza dei pesticidi, si evidenzia, tuttavia, come le norme, o l’applicazione che se ne fa, non siano sufficienti a prevenire una contaminazione diffusa da pesticidi. Il monitoraggio nazionale, infatti, mostra che nel 2016 nelle acque superficiali, residui di pesticidi sono presenti nel 67% dei punti di monitoraggio analizzati e nel 33,5% dei punti delle acque sotterranee” spiega Pietro Paris, responsabile della Sezione Sostanze Pericolose dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).

“Abbiamo fatto un importante passo avanti”, dichiara l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Piernicola Pedicini. “Peccato, tuttavia, che il Parlamento non abbia avuto più coraggio. Non sono passati infatti gli emendamenti presentati per imporre il divieto immediato di tutte quelle sostanze già riconosciute come tossiche per l’uomo e gli ecosistemi: glifosato, neonicotinoide thiacloprid, l’insetticida clorpirifos e le sostanze con interferenza endocrina ancora sul mercato. Bisognava impedire di usare i pesticidi a scopo preventivo ma, purtroppo, centinaia di deputati si sono astenuti al momento del voto su questi punti.”

C’è ancora molta strada da fare, ma “è passata una linea ragionevole, in linea con il lavoro svolto dalla commissione speciale” chiude il cerchio l’europarlamentare italiano Herbert Dorfmann (Ppe), co-relatore della proposta e membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale. “La commissione si rende conto che l’uso della chimica è una fonte di pericolo, ma non lo è solo in agricoltura. Anche le medicine che assumiamo sono prodotti chimici. Non possiamo rinunciare alla chimica. La questione è come usarla. Dobbiamo eliminare i prodotti che hanno un rischio e migliorare i sistemi di applicazione”.

Fonte: La Stampa