Carenza di patate, anche le chips pagano pegno

Carenza di patate, anche le chips pagano pegno
Caldo e siccità dei mesi estivi del 2018 si sono trasformati in nemici dei produttori di patate. Di conseguenza anche delle aziende che producono patatine chips, Italia compresa. La criticità si è estesa, a livello geografico, a tutti i Paesi nordeuropei. Sono fornitori del mercato italiano, dalla Francia, alla Germania, ai Paesi Bassi, al Belgio. La resa ha fatto registrare una diminuzione attorno al 20-30% rispetto alla media quinquennale. Come si sono comportati, di conseguenza, i player italiani? Quali strategie hanno adottato? Due aziende raccontano la loro esperienza.

“I contratti di acquisto in essere in alcuni casi hanno perso valore”. Lo afferma Marco Sallustio, direttore divisione operativa e strategica di Pata. In altri casi non sono comunque stati rispettati o, se rispettati, con una forte contrazione a livello di quantità consegnate, specie dai produttori del Nord Europa. “Abbiamo così scelto, dopo adeguati test, nuovi fornitori, acquistando a prezzi comunque fuori mercato, facendoci carico del costo aggiuntivo.

La speranza è che i buyer della gdo possano riconoscerci qualche punto in più. E che nel frattempo noi si possa crescere ulteriormente”. La carenza di materia prima sta impattando diverse tipologie di prodotto, dalle chips alle sfogliate. Va inoltre precisato che non tutte le tipologie di patate sono adatte alle macchine produttrici. Per questo la ricerca è complessa. “Diventa necessario reperire per esempio le Lady Rosetta, oppure le Lady Claire, per quanto riguarda le patate di grande dimensione”.

“I problemi legati alla siccità e al troppo caldo hanno generato un aumento del costo medio della produzione del 20%”. Questa la testimonianza di Donato D’Alessandro, l’amministratore delegato di Preziosi Food. Anche di fronte a queste percentuali, tipicamente le aziende del settore non modificano il proprio assortimento, né la scelta dei fornitori. Il motivo è semplice: i contratti sono stretti con le associazioni di produttori e non possono essere sciolti.

Piuttosto, si procede a una ricerca integrativa sul mercato libero, arrivando a pagare la materia prima anche il doppio. “Poi si lavora con la gdo per cercare, insieme, di gestire l’aumento del prezzo. D’altra parte, le catene sono ben consce del problema, acquistando anche patate surgelate o purè, prodotti che hanno subito le stesse traversie nel corso del 2018”.

Il problema della carenza di patate di provenienza nordeuropea avrà conseguenze sino al giugno 2020. Ossia per una stagione e mezza: “Mancano, infatti, essendoci poca materia prima, anche i semi per le nuove coltivazioni”, sottolinea D'Alessandro.

Fonte: Mark Up