Quando il packaging attivo diventa «Cristallino»

L'Università di Parma al lavoro per sviluppare imballaggi a base di cristalli e oli essenziali

Quando il packaging attivo diventa «Cristallino»
Si chiama "Pac" ma non ha niente a che vedere con la Politica agricola comune. Il termine, in questo caso, è l'acronimo di "Packaging attivo cristallino", un progetto di ricerca dell'Università di Parma che ha recentemente ricevuto un finanziamento di 50mila euro dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e del Turismo (Mipaaft). 

L'obiettivo di "Pac" è quello di sviluppare co-cristalli (cioè cristalli formati da molecole diverse) per prolungare la conservazione dei prodotti alimentari confezionati, ortofrutta compresa. Il progetto è coordinato dalla professoressa Alessandra Bacchi del Dipartimento di Scienze chimiche, della vita e della sostenibilità ambientale dell’Università di Parma, e coinvolge i professori Paolo Pelagatti, Maria Careri e Federica Bianchi.



Del progetto ha parlato, nei giorni scorsi, anche il Tg1 nel servizio dedicato al cibo del futuro. Ma vediamo nel dettaglio in cosa consiste: "Packaging attivo cristallino - come spiega, in una nota, l'Ateneo parmense - prevede la progettazione intelligente e la sintesi di materiali solidi cristallini a base di oli essenziali naturali che possano essere integrati nelle catene di produzione di materiali per imballaggio, in modo da ottenere smart materials per l’active packaging in grado di estendere la shelf life dei prodotti confezionati e limitare lo spreco alimentare".

"Si ottiene così un active food packaging - evidenzia l'Università - I co-cristalli inclusi nella confezione rilasciano gli oli essenziali e i partner molecolari a seguito di una dissoluzione controllata, permettendone la diffusione nel cibo e prolungando la sua conservazione".



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