«IV Gamma, serve un posizionamento chiaro»

Bonduelle e le "Le insalate degli agricoltori": «Diamo al consumatore le informazioni che cerca»

«IV Gamma, serve un posizionamento chiaro»
Dal campo alla busta in 24 ore. Bonduelle spinge su "Le insalate degli agricoltori" e fa pressing sulla Gdo affinché imposti una gestione diversa della categoria, capace di promuovere maggiormente la segmentazione di prodotto e che lasci al prodotto di marca un ruolo di rilievo.

"Con questa linea diamo una risposta al consumatore che chiede garanzie esplicite ed evidenti della freschezza e genuinità del prodotto - spiega Gianfranco D'Amico, amministratore delegato di Bonduelle Italia - Con gamma recepiamo e interpretiamo le indicazioni emerse dalle indagini di mercato sui consumatori di IV gamma e sul crescente interesse a conoscere l'origine delle insalate che portano in tavola. L'insalta di IV Gamma non può essere considerata come il resto dell'ortofrutta indifferenziata".



Con questo progetto Bonduelle alza l'asticella della qualità e sulle buste d'insalata ci mette le faccia. O meglio, sono gli stessi produttori a promuoverle. Ieri a Berlino c'erano diversi soci dell'Op Oasi, fornitori di Bonduelle, che hanno spiegato come sia cambiato il loro lavoro per garantire al consumatore un'insalata pronta nel giro di 24 ore.



"Il progetto poggia su due pilastri: l'abbattimento della temperatura e la riduzione dei tempi - spiega il presidente dell'Op, Antonio Salvatore - Abbiamo dovuto rivedere completamente la filiera, cambiando gli orari di raccolta e valorizzando al meglio la nostra produzione".



"Noi ci mettiamo impegno per garantire qualità dalla semina alla raccolta, nel segno della tracciabilità", afferma Sante Giuliano, che a Battipaglia (Salerno) produce per Bonduelle lattughino e rucolo da 17 anni.



"Abbiamo investito in serre riscaldate - aggiunge Marco Salera, produttore di baby leaf di Bergamo - arrivando a una germinazione anticipata e aumentando la qualità. Ci siamo mossi selezionando sementi e varietà, facendo attenzione all'apporto idrico, investendo in tecnologia per dare al consumatore il prodotto più sicuro, bello e buono possibile".



Qualità e trasparenza, dunque, per dare valore alla filiera. Una filiera che, come ricorda D'Amico, vale i due terzi di quella della pasta, cioè 800 milioni di euro. "Una delle responsabilità che abbiamo avuto nella riduzione dei consumi ortofrutticoli è che abbiamo spinto solamente sul tasto del 'consumiamola perché fa bene alla salute'. E' importante ma non basta: serve capacità d'innovazione, serve parlare la lingua del consumatore e questo è un lavoro che può far bene solo la marca. C'è bisogno di un posizionamento dell'offerta chiaro - conclude D'Amico - di una scala prezzi che possa rispondere ai bisogni dei consumatori, dal premium alla marca fino alla private label".

Copyright 2019 Italiafruit News