Convegno Gowan, Compag: rinnovarsi per sopravvivere

Convegno Gowan, Compag: rinnovarsi per sopravvivere
L’ha ribadito il presidente di Compag, Fabio Manara, al recente convegno nazionale Gowan: in un contesto sempre più complesso, limitante e competitivo è necessario rinnovarsi per sopravvivere. Da dove partire? Come prima cosa, facendo una distinzione netta tra fornitura di mezzi agricoli e attività di consulenza. Le risorse economiche per incentivare l’aspetto di consulenza sono disponibili, ed è ora di cominciare ad avvalersene. Campag, la Federazione nazionale di commercianti di prodotti per l’agricoltura, si batte da 40 anni per difendere il settore agricolo che, nonostante il suo ruolo vitale per l’intera economia nazionale, si trova a dover affrontare continui attacchi per sopravvivere e a districarsi tra vincoli normativi, nuove regolamentazioni e, non ultimo, un’opinione pubblica che giustamente pretende chiarezza oltreché prodotti qualitativamente ineccepibili sulle proprie tavole.

Attualmente la Federazione è arrivata a rappresentare oltre l’80% della distribuzione in Italia e a prendere parte a importanti tavoli ministeriali, esercitando una significativa influenza a difesa delle associazioni agricole. Ultimamente si occupa anche di ammassi, stoccaggio e contratti di filiera (che riguardano principalmente il settore cerealicolo). “Negli ultimi 10 anni – ha sottolineato Manara nel suo intervento al convegno nazionale di Gowan – abbiamo perso il 10% circa di agrofarmaci e il 70% di molecole, tuttavia i vari organi di regolamentazione hanno avuto l’impressione che, nonostante le lamentele, fossimo comunque in grado di produrre senza alcun problema. In realtà la situazione è molto critica perché ci hanno lasciato davvero pochi strumenti a disposizione per produrre il necessario. In questo contesto, l’assistenza tecnica assume un ruolo sempre più importante per le nostre aziende”. 



L’assistenza tecnica e la consulenza sono diventate fondamentali in seguito agli avvenimenti degli ultimi anni, tra cui le modifiche alle etichette sui prodotti agrofarmaci, le variazioni riguardanti le colture ammesse o meno, le deroghe per gli usi minori… Compag fa da filtro tra l’industria (che pur muovendosi nel rispetto delle normative cerca di far capire come, in Italia, siano fondamentali alcuni principi attivi per difendere determinate colture) e l’agricoltore, in modo da riuscire a produrre dei risultati in linea con le esigenze dei consumatori finali. 

Il ruolo di Compag diventerà sempre più importante e primario in un tale panorama controllato e confuso, senza però che il servizio svolto venga debitamente riconosciuto perché, appunto, inglobato nel prezzo. Lo stesso Pan (il Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile e cosciente dei prodotti fitosanitari) prevede che il distributore abbia conflitti di interesse, per cui non spetterebbe a lui l’aspetto consulenziale. Eppure in agricoltura fornitura e consulenza continuano a essere mescolate, inserendo la seconda nel prezzo della prima. Secondo Manara, il problema sarebbe facilmente risolvibile creando due strutture distinte e parallele: una società che si occupi della fornitura e una della consulenza. Invece sono pochissime le realtà che si sono dimostrate sufficientemente lungimiranti da capire l’importanza della creazione di strutture separate.

“Le risorse ci sono – ha affermato Manara – e se facessimo più squadra riusciremmo a ottenere i fondi a disposizione per svolgere un lavoro che in realtà svolgiamo già, lavorando quotidianamente accanto all’agricoltore, sul campo, per fornirgli assistenza tecnica e consulenza. Purtroppo le realtà private credono poco nei vantaggi del lavoro associativo. Questo invece consentirebbe di attingere alle risorse che le Regioni mettono a disposizione, ma che finiscono per alimentare qualche struttura che non svolge l’attività per cui i fondi vengono stanziati. Nel biennio 2018-2019, per esempio, la Regione Veneto ha stanziato 18 milioni di Euro per attività di consulenza (inizialmente ne erano stati previsti 35 milioni, ma poi una parte è stata stralciata per i soccorsi alle Regioni terremotate). Chi ha beneficiato di questi fondi? Non certo le strutture private…”
 
Manara ha proseguito il suo intervento spiegando quanto emerso dall’ultimo convegno nazionale Compag, a fine 2018. Nell’occasione, l’associazione ha voluto coinvolgere i rappresentanti di altri Paesi europei per fare il punto della situazione nel campo della distribuzione e crescere attraverso il confronto. Dal convegno è emerso che “la situazione Italiana non è peggiore del resto d’Europa: purtroppo ogni Paese ha i suoi problemi, solo di diversa natura perché derivanti da sistemi diversi. Per esempio, in alcuni Paesi l’assistenza si paga separatamente, in altri – come in Francia - agli agricoltori viene imposto il prezzo degli agrofarmaci e vengono premiati i casi in cui si riesce a utilizzare una quantità minore di questi prodotti. Fortunatamente in Italia non sono ancora arrivati i problemi che invece contraddistinguono la distribuzione europea: in Polonia, ad esempio, il maggior distributore è inglese. Esistono poi casi di distributori che acquistano addirittura il produttore all’estero, magari in Cina, per poter contare su un margine più competitivo. In Italia non saremmo preparati a sopportare un urto del genere se si verificasse”.
 
Altro tema molto attuale è risultato essere la perenne spaccatura tra agricoltura integrata tradizionale e agricoltura biologica. L’errore alla base è pensare che le due siano separate da un fossato invalicabile, quando invece dovrebbero tendere a convergere. Basterebbe semplicemente comunicare chiaramente le ragioni della prima, ma ciò, secondo Manara, non avviene a causa della spaccatura tra associazioni agricole. La società ha la sensazione di consumare prodotti qualitativamente inferiori rispetto a 15 anni fa, mentre oggi l’uso di mezzi tecnici per l’agricoltura è molto più limitato, regolamentato e controllato. “In realtà questa paura dei pesticidi e degli agrofarmaci non è che uno strumento usato nei paesi economicamente più abbienti per creare un consenso politico, ma mette il settore in grandi difficoltà” insiste Manara, e continua “basterebbe una maggiore unione per fronteggiare un sistema sbagliato, e questo attraverso una politica di comunicazione congiunta”. Altro rilevante argomento sollevato dal Presidente Manara durante il convengo è stato l’importanza di difendere il marchio Made in Italy, senza il quale l’Italia non avrebbe alcuna possibilità di essere competitiva all’estero. 

La consapevolezza che il nostro Paese non potrebbe sopravvivere senza esportazioni si sta finalmente facendo strada. Ne è la riprova il tavolo convocato a Bologna da parte dei produttori di mangimi per il contratto-quadro sul mais, un contratto triennale per incentivare la coltivazione di mais italiano che fa pensare a una progettualità che fino a un paio di anni fa sarebbe stata impensabile. Finora la quasi totalità di mais destinato ai mangimi veniva importata dall’estero, nonostante per legge un prodotto marchiato Dop possa essere tale solo se almeno il 50% dei mangimi utilizzati nell’allevamento risulti essere italiano. Oggi tale percentuale è nettamente inferiore, e un eventuale controllo comporterebbe la perdita del marchio Made in Italy Da qui l’esortazione conclusiva di Manara, che continua a invitare a unirsi: “dobbiamo iniziare a vederci come tutti nella stessa nave – ha esortato – e affrontare insieme i mercati internazionali. È la nave italiana che sta andando all’estero, e noi dobbiamo starci tutti sopra, uniti.”

Fonte: Compag