Tonfo dell'export, le responsabilità della filiera

Il prof Mencarelli: carenza di innovazione, poca ricerca, scarsa formazione degli operatori

Tonfo dell'export, le responsabilità della filiera
Il tonfo dell'export ortofrutticolo registrato nel 2018 (clicca qui per leggere l'approfondimento) ha aperto un ampio dibattito nel settore. Il tema è stato al centro di molti incontri durante Fruit Logistica e al ritorno da Berlino il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha puntato il dito contro il sistema logistico italiano: sarebbe questo il nodo dell'export di frutta e verdura. Su questo interviene Fabio Mencarelli, professore ordinario di Enologia e Innovazione al Dipartimento per l'Innovazione dei Sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali e del Postharvest Lab dell'Università della Tuscia. Di seguito la sua riflessione.

Da ricercatore di postraccolta per tanti anni e fondatore del gruppo postraccolta della Soi tanti anni addietro, non mi sono meravigliato più di tanto del "tonfo", anzi mi meravigliavo prima che non avvenisse. Sicuramente la logistica c'entra ma quando la logistica non svolgeva il ruolo così importante che ha oggi (20 anni fa), l'Italia esportava il suo prodotto e la Spagna era indietro. Non è quindi solo la logistica la causa. La causa principale, che è condivisa con tutti i settori del mondo agroalimentare, la carenza di innovazione e soprattutto di fondi per la ricerca e la sperimentazione che vengano direttamente dal Ministero. Il settore postraccolta, di cui mi sono sempre occupato, negli anni '70 fino al 2000, godeva di un'attenzione particolare e abbiamo organizzato nel 2004 il convegno internazionale Postharvest ISHS a Verona con più di 500 partecipanti. L'anno scorso sono andato al workshop organizzato dal gruppo postraccolta alle giornate Soi a Bologna e si era in tutto 20 persone. Mi fa ancora sorridere sentire dire che la nostra ortofrutta è la più buona, perchè non è vero e perchè questo modo di pensare è il nostro danno nell'ortofrutta come nel vino e in altri prodotti agroalimentari. La rete stradale sicuramente gioca un ruolo importante: pensare che si risolva tutto con la Tav quando la Spagna esporta tramite un'unica direttrice Barcellona-Perpignan (nessuno ha mai pensato di forare i Pirenei), è folle mentre sarebbe importante rimettere a posto le strade provinciali, le direttive interne da cui  vengono molti prodotti nostrani. Ma la formazione del personale del settore è veramente scarsa anche per la vendita al dettaglio nei supermercati; prodotti etichettati prima categoria che dovrebero esser scartati, prodotti tenuti a bassa temperatura e non ci dovrebbero stare, condensa nelle confezioni... Ho visitato aziende in Spagna nella zona di Cartagena in cui la robotica, meglio la meccatronica, è entrata prepotentemente e il responsabile del sistema informatico era il docente d'informatica all'Università di Murcia. Succede questo in Italia? Ho proposto un progetto di ricerca basatto sulla mano artificiale sviluppata dalla Scuola S.Anna di Pisa con il dott. Calogero Oddo a una grande azienda di lavorazione frutta, al fine di sviluppare un sensore per la consistenza, per la prima volta a l mondo, e mi sono sentito rispondere che 150mila euro erano troppi. Così funziona in Italia: il mondo industriale (dalla produzione alla distribuzione) ha le proprie responsabilità sul declino di questo Paese.

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