«Pere, bilancio in rosso e rischio espianti»

Cia Emilia Romagna lancia l'allarme, Amidei (Oi) rincara la dose: i produttori lavorano sottocosto

«Pere, bilancio in rosso e rischio espianti»
Prezzi sotto i costi di produzione e rischio concreto, in prospettiva, di una sensibile riduzione delle superfici dedicate a una delle eccellenze frutticole Made in Italy. E’ allarme rosso per la pericoltura nazionale ed emiliano romagnola che, sottolinea la Cia-Agricoltori della regione più vocata, “sta vivendo nuovamente un momento difficile”. “I prezzi delle pere liquidati ad oggi e gli acconti versati ai produttori sono troppo bassi – denuncia Cristiano Fini, che della Cia dell'Emilia Romagna è presidente - addirittura inferiori ai costi di produzione. Di questo passo si rischia di compromettere un settore strategico per il comparto ortofrutticolo regionale”.



Gianni Amidei, coordinatore del Comitato di prodotto dell’Oi, conferma che è crisi: “Rispetto a gennaio, quando avevamo lanciato l’allarme sulla situazione del comparto, la situazione commerciale non è migliorata, anzi. I produttori in questa stagione perderanno migliaia di euro. Nelle ultime annate, nonostante il calo dei quantitativi, il posizionamento dei prezzi non è stato sufficiente a garantire reddito al produttore. Se la situazione dovesse persistere assisteremmo con ogni probabilità all’avvio di espianti dalle conseguenze economiche negative per tutto l’indotto della pericoltura”.



Cosa fare, allora? “Servirebbe un intervento urgente, anche a livello politico, per porre rimedio alla situazione", dice Amidei (foto sopra). "C’è troppa disaggregazione e concorrenza nell’ambito del mondo produttivo e la grande distribuzione ha gioco facile a dettare le regole. Serve un impegno responsabile e la volontà anche economica di tutti per portare avanti progetti idonei a ricostruire il tessuto di una delle più importanti referenze italiane".

“Le imprese - aggiunge dal canto suo il presidente della Cia, Fini - devono fronteggiare avversità dovute ai mutamenti climatici e agli agenti patogeni, cimice asiatica in primis, oltre a rispettare le limitazioni sui prodotti per la difesa fitosanitaria e ora assistiamo a prezzi liquidati assolutamente non remunerativi. I produttori hanno fatto investimenti in attrezzature e nuovi impianti, le aziende di trasformazione e commercializzazione hanno formato aggregazioni commerciali di prodotto in virtù del fatto che buona parte del patrimonio pericolo nazionale si trova tra le province di Modena, Bologna e Ferrara – aggiunge Fini - ma tutto ciò sembra non bastare”. 



“Occorre - aggiunge l’esponente Cia - investire maggiormente sulla ricerca varietale, ma soprattutto incentivare ulteriormente le aggregazioni in campo commerciale, alla luce anche delle norme previste dal Decreto omnibus che agevola i raggruppamenti, per raggiungere mercati inesplorati e migliorare la penetrazione nei mercati già consolidati". "Investire su questo settore richiamando tutti gli attori della filiera alla responsabilità, evitando contrapposizioni e individualismi, è la strada da perseguire”, conclude Fini.

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