Via della Seta: Coldiretti, Cina vieta mele, pere e uva

Via della Seta: Coldiretti, Cina vieta mele, pere e uva
Mele, pere e uva da tavola Made in Italy sono vietate in Cina che non ne permette l’ingresso a causa delle barriere commerciali ancora presenti per le produzioni nazionali. E’ quanto denuncia la Coldiretti alla vigilia della firma dell’accordo sulla nuova Via della Seta voluta dal presidente cinese Xi Jinping. Se infatti è stato rimosso nel 2016 il bando sulle carni suine italiane e nel 2018 le frontiere si sono aperte in Cina per l’erba medica, al momento per quanto riguarda la frutta fresca, l’Italia – sottolinea la Coldiretti – può esportare in Cina solo kiwi e gli agrumi, che peraltro sono stati sbloccati solo recentemente. 

La Cina – precisa la Coldiretti - frappone ostacoli per motivi fitosanitari è chiede assicurazioni sulla assenza di patogeni della frutta (insetti o malattie) non presenti sul proprio territorio con estenuanti negoziati e dossier che durano anni e che affrontano un prodotto alla volta. L’aspetto paradossale di questa vicenda è che mentre i prodotti italiani sono bloccati, non solo la Cina può esportare nella Penisola pere e mele, ma in Italia si è anche verificata una vera invasione di pericolosi insetti alieni dannosi alle coltivazioni di provenienza, più o meno diretta, dalla Cina. Dal moscerino killer dagli occhi rossi (Drosophila suzukii) che attacca ciliegie, mirtilli e uva al cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus) che ha decimato i boschi nazionali fino alla cimice asiatica (Halyomorpha halys) che, distruggendo i raccolti nei frutteti e negli orti, è arrivata anche nelle case in città, per la mancanza di nemici naturali.

Secondo lo studio Coldiretti su dati Istat, le importazioni agroalimentari dalla Cina hanno superato del 35% il valore delle esportazioni Made in Italy del settore nel 2018, a conferma della necessità di un riequilibrio dei rapporti commerciali. Le esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy in Cina hanno raggiunto nel 2018 il valore di 439 milioni di euro, un valore che è più che triplicato negli ultimi 10 anni (+254%), con la progressiva apertura del gigante asiatico a stili di vita occidentali, ma che – sottolinea la Coldiretti – resta ancora molto inferiore alle importazioni che nel settore sono state pari a 594 milioni e riguardano dalle conserve di pomodoro ai prodotti biologici.

La Cina – conclude la Coldiretti – è peraltro al secondo posto a livello mondiale tra i Paesi che hanno fatto scattare maggiori allarmi alimentari nell’Unione Europea nel corso del 2018 ed è per questo importante garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti dei lavoratori dei prodotti che varcano la frontiera.

Fonte: Coldiretti