Greenyard Fresh Italy tra crisi e rilancio

Calzolari: cala il fatturato ma non la marginalità, bio ed esotico strategici

Greenyard Fresh Italy tra crisi e rilancio
I venti di crisi soffiano su Greenyard Fresh Italy, ma la filiale "tricolore" risente meno, rispetto alle altre del Gruppo, della difficile situazione che si traduce in perdita di fatturato (attestato a 2,9 miliardi di euro nei primi nove mesi dell’anno finanziario 2018/19, -4,2%) e tagli occupazionali in Gran Bretagna e Germania (tra i 400 e i 450 posti a rischio sui 9mila totali del sodalizio). A gennaio Greenyard ha lanciato un Piano di ristrutturazione che prevede la dismissione di asset non strategici oltre a una revisione dell’organizzazione. Le criticità riguardano principalmente il settore del fresco (in calo del 5,7% circa) che resta saldamente il core business.



Dal quartier generale italiano di Trevenzuolo (Verona) il direttore generale di Greenyard Fresh Italy,  Roldano Calzolari non nasconde le difficoltà ma rivendica i risultati ottenuti in un periodo turbolento per la società specializzata nell’import-export di frutta e verdura fresca: “Abbiamo ridotto il fatturato a causa della perdita di una fornitura legata al bio per una nota catena tedesca che ci ha tolto 10 milioni di euro, ma non abbiamo problemi di esuberi”, spiega. “Dai 145 milioni di euro del precedente esercizio chiuderemo, a fine marzo, con un giro d’affari di 133-135 milioni; prosegue la fase di flessione, visto che già lo scorso anno avevamo accusato un calo, e tuttavia la marginalità è rimasta pressoché immutata”. 



“Sul bilancio - puntualizza Calzolari (foto sopra) - hanno inciso i problemi causati dalle gelate e, in generale, i prezzi medio-bassi di frutta e verdura. Abbiamo sospeso i progetti di acquisizione che avrebbero dovuto allargare gli orizzonti con riferimento soprattutto all’esotico, ma confermiamo la strategia per ampliare la gamma: nel giro di 2-3 mesi avremo novità interessanti. I piani con i clienti sono tutti confermati e lavoriamo per tornare sui livelli di fatturato di un paio di anni fa. Dipende però anche da fattori esterni, come clima, disponibilità di materia prima, volumi e prezzi”.



“Sul mercato nazionale resta spazio per lavorare anche se non c’è nulla da inventare - aggiunge il manager di Greenyard Fresh Italy - l’obiettivo prioritario però è diversificare l’export, la fetta più sostanziosa del nostro business, per non avere un solo cliente importante: un tempo eravamo Rewe-dipendenti, ora non più. Non a caso il peso specifico della Germania è scivolata dall'80-85% al 60%. Abbiamo allargato il raggio d’azione a Medio Oriente, Est Europa, Scandinavia, area che ci dà buone soddisfazioni; è venuto a mancare il Nord Africa, presidiato da competitor dell’Italia, anche se speriamo di recuperare l’Algeria, mentre lavoriamo bene con il Sud America. In Europa lavoriamo soprattutto con le catene della Gdo”.



L’import, negli ultimi tempi, è calato in modo significativo, dice ancora Calzolari: “La finestra su prodotti un tempo strategici come pere e mele si è ristretta moltissimo; facciamo invece un buon lavoro con il kiwi cileno”. Il progetto-esotico è destinato a essere rilanciato: “Nelle nostre filiali in Francia e Paesi Bassi va molto bene, tirano soprattutto mango e avocado”. Il biologico resta prioritario: vale 37-38 milioni e negli ultimi tempi la società con sede in Veneto ha acquisito un nuovo cliente. 

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