Catasto frutticolo, silenzio assordante

Il Mipaaft "diserta" il convegno a Macfrut. «Urge osservatorio europeo»

Catasto frutticolo, silenzio assordante
Catasto frutticolo, tutto tace. E il mondo dell’ortofrutta inizia a sentirsi - in una sorta di triste déjà vu - tradito dalla politica. Negli scorsi mesi la sottosegretaria al Mipaaft Alessandra Pesce aveva più volte affermato che entro la fine di marzo sarebbe stato definito il testo del Decreto ministeriale utile per dare attuazione all’atteso strumento di monitoraggio. Siamo ormai a metà maggio e i referenti delle organizzazioni e associazioni di settore non hanno più visto, letto e sentito niente in proposito. E in questi giorni nessun esponente del Mipaaft con potere decisionale si è visto al Macfrut, la fiera nazionale di riferimento, inaugurata da un viceministro degli Affari Esteri. Nemmeno la stessa Pesce, attesa ieri all’incontro organizzato dalla Cia-Agricoltori Italiani per parlare proprio di catasto frutticolo. L’impressione maturata da qualcuno è che il discutibile servizio al vetriolo di Report di un mese fa abbia in qualche modo lasciato il segno.

“Quello di Report è stato un esempio di disinformazione, il messaggio che si è voluto far passato è stato drammatico, per fortuna nessuno ha cavalcato la possibile onda mediatica e tutto è caduto nel vuoto, il danno avrebbe potuto essere grande”, ha detto Stefano Francia, presidente dei giovani Agia-Cia, tirando le somme del convegno di ieri. “Il decreto sul catasto è fondamentale non solo a livello nazionale ma anche europeo; serve sapere nel dettaglio epoca di maturazione e varietà per ogni Paese produttore. Senza riferimenti, in questi anni sono state prese decisioni sbagliate come dimostrano i recenti espianti della Spagna che però ha ormai affossato comparti un tempo fondamentali per l’Italia, in primis quello di pesche e nettarine”. 



L’esponente Cia è andato oltre, auspicando una programmazione “di tutte le produzioni mediterranee”, e ha criticato il Mipaaft per aver “dedicato scarse risorse ai protocolli fitosanitari su cui altri Paesi, come la Francia, hanno invece investito”. 

Al convegno sono intervenuti qualificati rappresentanti del comparto: Mirco Zanotti, presidente Apofruit, Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo, Elisa Macchi, direttore di Cso Italy, Nazario Battelli, presidente Oi Ortofrutta Italia oltre a Simona Caselli, assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna. 

Raccogliere i dati delle realtà non aggregate ai fini della corretta costituzione del catasto è un'operazione complessa, hanno sottolineato i relatori “ma bisogna trovare il modo di farlo”. E in fretta. "Molti dati sono già in nostro possesso nel circuito delle Op, nelle organizzazioni professionali tramite il fascicolo aziendale o nel settore delle cooperazione", ha detto inizialmente Antonio Dosi, coordinatore nazionale del Gruppi di interesse ortofrutticolo di Cia. "C’è, però, una parte consistente di frutta che non viene rilevata. Ecco allora che ci ritroviamo ad avere inattesi raccolti abbondanti e il mercato s'intasa del prodotto che credevamo non ci fosse”. 



“L’introduzione del catasto è condizione necessaria ma non sufficiente perché bisogna tenere conto di come verranno gestiti i dati una volta raccolti e messi a sistema”, ha dichiarato Simona Caselli, assessora regionale all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna. “La vera sfida tuttavia sarà relativa al reperimento delle informazioni: la realtà italiana è molto disaggregata e, eccezion fatta per le aziende organizzate in Op, temo sarà molto difficile ottenere i dati in maniera precisa e completa, in modo da avere una fotografia reale della situazione”. “E’ incredibile come nell’era dei Big Data si navighi ancora a vista in fatto di quantità prodotte, considerata oltretutto la loro diretta ricaduta sui prezzi - ha concluso Caselli -. La programmazione va fatta e sarebbe necessaria anche a livello internazionale”.

Tutti concordi nel ritenere che il catasto debba essere disponibile nel più breve tempo possibile, che debba essere snello, senza pesare a livello burocratico. Uno strumento dinamico, aggiornabile tutti gli anni, che offra in modo efficiente proiezioni e, che soprattutto, si possa appunto estendere a livello europeo. 

Macchi ha ricordato che dal 1998 il Cso raccoglie dati dei propri soci per definire situazioni aggiornate e per sapere cosa si produce. Catasto che anche per le "centrali" Apofruit e Apo Conerpo deve essere esteso a tutto il territorio europeo. Zanotti e Vernocchi hanno comunque espresso soddisfazione per il progetto: “Apofruit crede profondamente nella necessità di creare un catasto, basti pensare che in cooperativa utilizziamo questo strumento da 40 anni; sarebbe tuttavia importante avere lo stesso strumento a disposizione su scala internazionale”, ha dichiarato Zanotti. Mentre Battelli, ha sottolineato come l’introduzione del catasto possa essere utile anche per valorizzare le caratteristiche delle diverse varietà in base alla stagionalità.

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