Puglia, invasione di pappagalli verdi: mandorle a rischio

Puglia, invasione di pappagalli verdi: mandorle a rischio
Dai tropici alla calda Puglia. È invasione di pappagalli verdi nelle campagne del barese e dell’alta murgia, diventate per loro un vero e proprio Eldorado di frutta e mandorle, di cui sono ghiotti. Da un lato, cibo a volontà, dall’altro un clima sempre più caldo, al punto che la specie protetta è diventata stanziale.

Il primo insediamento si è registrato a Molfetta, ma ora stanno prendendo possesso di città e terreni (come Bisceglie, Giovinazzo, Palese, Grumo Appula) raggiungendo altri luoghi e costruendo nidi multifamiliari.

Si tratta, nello specifico, dei parrocchetti monaci della specie Myiopsitta Bonaparte, considerati peraltro molto socievoli: tendono a creare gruppi stabili e numerosi con cui si muovono alla ricerca di cibo. E in questo momento la Puglia sembra essere per loro una meta interessante, sicuramente molto diversa dal paese d’origine. Va detto che la specie - originaria del Sudamerica - in Italia sta diventando sempre più invasiva. Con annessi danni per le coltivazioni.

Un fenomeno degli ultimi anni, ora diventato preoccupante in particolare per gli agricoltori, come denuncia Coldiretti. "Le segnalazioni si stanno moltiplicando- commenta Savino Muraglia, presidente regionale dell’associazione di categoria- ormai è sempre più frequente avvistare stormi di pappagalli che attirano l’attenzione con suoni acuti persistenti". Ecco allora che, nel tipico scenario pugliese fatto di macchia mediterranea e muretti a secco, si respira un’atmosfera tropicale.

Oltre ad andare matti per le mandorle, questi animali sono anche molto abili nel procurarsi il cibo. Con il becco, sanno rompere il guscio, prendere il frutto e lasciare l’involucro esterno attaccato ai rami. Gli agricoltori lanciano l’allarme, consapevoli che la regione sia diventata per loro un ambiente ideale nel quale vivere e riprodursi. Non cercano oro né pietre preziose, il loro Eldorado sono i gustosi prodotti della terra di Puglia.

Fonte: La Stampa