Drupacee, i prezzi non decollano

Calibri ridotti e concorrenza spagnola affossano le quotazioni

Drupacee, i prezzi non decollano
Quando la Spagna ha aperto la campagna commerciale di pesche e nettarine c'è chi aveva già fiutato l'andamento: calibri piccoli, troppo ridotti per i canoni italiani, e mercato destinato a deprimersi. I prezzi delle prime drupacee italiane, infatti, non sono stati esaltanti. Certo, lo zampino del clima ha fatto il resto a maggio, ma non c'è stato un decollo delle quotazioni. E la generale pezzatura ridotta ha contribuito a tenere i prezzi bassi.

In questi giorni iniziano ad essere più presenti varietà - e a breve si attende la Big Top - il cui calibro non dovrebbe deludere: questo potrebbe essere salutare per le quotazioni di pesche e nettarine. Finora il calibro importante è stato letteralmente bruciato sui mercati, ma come spiegano i grossisti non c'è abbastanza merce di pezzatura sostenuta per rispondere alla richiesta.

E questo quadro è fotografato anche dall'ultimo report di Ismea. "Nella seconda settimana di giugno i listini per il comparto delle drupacee hanno evidenziato una ulteriore flessione", rileva l'Istituto. "Ciò è da imputare sia al sensibile aumento dell'offerta nazionale, la cui raccolta è risultata incentivata dall'incremento termico, sia alla costante presenza sui mercati di merce spagnola esitata a prezzi concorrenziali".



La produzione di pesche e nettarine italiane si fa più importante, ma "all'incremento dell'offerta è corrisposta una limitata attività della domanda, cui ha contribuito sia un profilo qualitativo non sempre adeguato. Ciò ha influito negativamente sulle quotazioni, risultate nel complesso in calo sia rispetto alla precedente settimana, sia su base annua".

I dati di Ismea indicano un prezzo medio per il mercato nazionale alla produzione di 0,60 euro il chilo per le nettarine (il 23% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) e di 0,48 euro il chilo per le pesche (33,7% in meno del 2018).

Per le albicocche la situazione è ancora più difficile, perché le calde giornate degli ultimi giorni hanno portato alla raccolta in tutti gli areali produttivi italiani. Ma il problema non è tutto qui: sul mercato ci sono così tante varietà - almeno sei o sette in contemporanea - che complicano la vita anche agli operatori più navigati, soprattutto se la qualità non è rispondente alle attese.



"L'offerta è risultata in sensibile aumento cui ha contribuito il perdurare di temperature tipicamente estive che hanno accelerato la maturazione dei frutti e spinto le operazioni di raccolta - si legge nel report Ismea - La merce avviata sul circuito commerciale è stata oggetto di una limitata attività della domanda, cui ha contribuito la forte presenza di merce di provenienza estera (Spagna) a prezzi fortemente concorrenziali. Ciò ha inevitabilmente impattato negativamente sui listini, risultati rispetto alla precedente settimana in ulteriore flessione. Solo nel Salernitano e negli areali Metapontini i prezzi non hanno mostrato variazioni a fronte di un generale equilibrio tra domanda ed offerta".

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