Uva pugliese in ritardo, Suglia: perderemo 10-15 giorni

La raccolta entrerà nel vivo verso il 20 luglio. Ma c'è già chi fa il «furbetto»

Uva pugliese in ritardo, Suglia: perderemo 10-15 giorni
In Puglia le varietà di uve da tavola registrano un ritardo di circa 10 giorni sull'abituale tabella di marcia, a fronte della primavera eccezionalmente fredda. Gli addetti ai lavori attendono di capire che tempo farà nei prossimi giorni, in quanto se il termometro scenderà i 10 giorni già "persi" potrebbero diventare anche 15.  

"Le primizie nella nostra regione si stanno raccogliendo da fine giugno, ma si tratta di quantità molto limitate. La stagione vera e propria comincerà ad entrare nel vivo verso il 20 luglio", spiega a Italiafruit News Giacomo Suglia, presidente dell'Apeo, l'Associazione produttori esportatori ortofrutticoli che raggruppa le più prestigiose aziende pugliesi del settore dell'uva da tavola. 

"Quest'anno, di sicuro, perderemo 10 giorni pieni di mercato, che non riusciremo ovviamente a recuperare. Bisognerà poi vedere il clima che avremo nelle prossime due settimane: se le temperature medie scenderanno, il ritardo potrebbe allungarsi fino a 15 giorni".


Giacomo Suglia

"Le prospettive sul fronte della qualità sono buone. Nonostante i problemi climatici di maggio e le continue restrizioni fitosanitarie, i nostri soci a oggi prevedono di assicurare i parametri qualitativi programmati con la Gdo". 

Purtroppo, però, tra i produttori pugliesi c'è chi ha già anticipato le operazioni di raccolta, tagliando i grappoli con caratteristiche qualitative non idonee per il consumo, al fine di spuntare prezzi più alti. "Il grado di concentrazione zuccherina dovrebbe essere al minimo di 13-14, per poter iniziare a tagliare le uve", ricorda Suglia. Si dovrebbe aspettare, poi, la giusta colorazione: "Le uve bianche, per esempio, non devono essere troppo verdi. Anticipare la raccolta è una brutta abitudine che va a danneggiare l'intero comparto".

Le superfici programmate dai soci dell'Apeo sono stabili rispetto al 2018. Continuano a scendere la coltivazioni di uve con seme. Le quali, però, sono state "totalmente rimpiazzate dalle apirene che oggi rappresentano circa il 25-30% dell'intera produzione - conclude Suglia - Questa percentuale salirà al 50% tra 4-5 anni".
 
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