Verso un'uva Italia senza semi

Passi avanti in Puglia per il progetto di innovazione varietale

Verso un'uva Italia senza semi
Nell'uva i semi li ami o li odi. L'uva Italia ha avuto un grande successo: croccante e aromatica, l'unico ostacolo per un suo ulteriore sviluppo è proprio la presenza dei semi. Ma in Puglia si sta lavorando a un'uva Italia seedless, una piccola grande rivoluzione per conquistare nuovi consumatori, soprattutto all'estero, dove le apirene vanno per la maggiore.

Il Ministero delle politiche agricole, infatti, ha finanziato nell'ambito del progetto di ricerca Bio Tech il Crea (centro di ricerca-viticoltura ed enologia di Turi) per ottenere un clone di uva Italia senza semi. Attualmente il 40% della produzione di uva da tavola pugliese è della varietà Italia, particolarmente apprezzata dai consumatori per le sue caratteristiche estetiche (colore, croccantezza, forma e dimensione delle bacche e dei grappoli) ed organolettiche (leggero sapore di moscato).
 
“Da anni questa cultivar - spiega Vincenzo Demattia, uno dei quattro agronomi soci della Food Agri Service, società impegnata nel progetto di innovazione varietale sull'uva Italia - identifica il nostro territorio, dove ha trovato le ideali condizioni pedoclimatiche. L'ampio periodo di commercializzazione, insieme alle caratteristiche organolettiche di pregio, ha fidelizzato il consumatore legandolo a un prodotto tipico del territorio. Il nostro obiettivo primario è ottenere, oggi, una varietà conforme alle moderne esigenze del consumatore. Questo è un progetto in fase iniziale, dove si sta ancora lavorando in laboratorio. Per cercare di raggiungere tale risultato in tempi ristretti, i ricercatori stanno utilizzando moderne tecnologie dove per mezzo della proteina CRISPR/Cas9 è possibile eliminare i geni responsabili della formazione del seme. Finalmente anche il Mipaaft ha deciso di investire in ricerca e innovazione varietale".

uva Italia

Quando si imboccano percorsi di innovazione, è sempre fondamentale creare sinergia tra istituzioni pubbliche, mondo della ricerca e filiera produttiva. "Solo così possiamo essere pronto alle sfide che il mercato ci pone - rimarca l'agronomo pugliese - In un momento di epocale cambiamento cercheremo di fare chiarezza sullo scenario delle uve da tavola seedless”.

Ma il panorama pugliese è decisamente frizzante in fatto di innovazione varietale per l'uva da tavola. “Fortunatamente negli ultimi anni - aggiunge Demattia - ci sono state realtà che hanno lavorato in questa direzione, ottenendo già dei primi risultati; penso a Grape&Grape Group, Consorzio NuVaUT e Italian variety club. Grape&Grape Group è un’azienda pugliese operante nella ricerca e commercializzazione di uva da tavola, in particolare senza semi, costituita da Agriproject group, Agrisoil, l’Università degli studi di Bari e 7 aziende commerciali pugliesi. Ad oggi sono già in produzione 252 ettari delle varietà da loro ottenute quali: Luisa, Apulia e Fiammetta. Ad oggi, ci sono 12 varietà registrate ed altre selezioni in corso di valutazione. Italian variety club è stata costituita nell’ottobre del 2015, formata da 20 aziende ubicate in Puglia, Sicilia, Basilicata, Campania e Marche, lo spin-off Sinagri dell’Università di Bari ed il Crsfa Basile Caramia. In definitiva, esistono 15.344 semenzali in valutazione, tra cui 7 particolarmente promettenti. Infine - conclude Vincenzo Demattia - la necessità di ottenere delle varietà di uva da tavola che rispondano alle esigenze dei consumatori e dei produttori è ampiamente testimoniato dalla creazione sul territorio di 3 programmi di miglioramento genetico varietale negli ultimi anni”.

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