Pesche, scoppia la crisi dei prezzi

Valori bassi, produttori in difficoltà e si invocano misure straordinarie

Pesche, scoppia la crisi dei prezzi
Nel bel mezzo dell'estate per pesche e nettarine è scoppiata la crisi dei prezzi. Valori bassi che hanno alimentato il malumore dei produttori e la protesta delle loro associazioni. In una delle piazze peschicole più importanti d'Italia, come la Romagna, è intervenuta anche la Camera di Commercio per evidenziare "forti preoccupazioni, legate alle avversità climatiche e agli ingenti danni causati alle colture da insetti, sopratutto dalla cimice asiatica".

L'ultimo listino pubblicato dalla Camera di commercio della Romagna indica prezzi alla produzione medi per le pesche e le nettarine di 32 centesimi il chilo. "La stagione agricola è stata caratterizzata da un andamento stagionale anomalo e da fenomeni estremi, con lunghi periodi siccitosi, piogge eccezionali per quantità e intensità, grandinate improvvise e trombe d'aria, insolite per le nostre zone - è l'analisi di Mario Turroni, presidente Commissioni Prezzi della Camera di Commercio della Romagna - Siamo di fronte ad un'annata molto difficile con prodotti che registrano quotazioni basse e che risentono anche il problema delle importazioni, da Paesi comunitari, di prodotti ortofrutticoli a prezzi di molto inferiori (spesso sotto il nostro costo di produzione) rispetto alle nostre vendite sul mercato. Il settore frutticolo ha subito le stesse avversità climatiche con rese di produzioni inferiori alla media, con pezzature piccole e di scarsa conservazione. Nell'annata agraria 2019 gli attacchi di insetti e parassiti si sono presentati in maniera massicca, non più marginale come in passato. In particolare si è avuto un attacco molto forte e diffuso di cimice asiatica, che ha causato danni ingenti alle colture frutticole e sementiere, con pesanti perdite economiche per gli agricoltori e con conseguente perdita di competitività del sistema produttivo che non riesce sempre a garantire il prodotto da immettere sul mercato, in termini di quantità e di qualità. Attualmente i metodi di difesa risultano inefficaci, tanto da fare temere che il proliferare delle generazioni di questo insetto, nei prossimi anni, possa causare il mancato raccolto. Un altro parassita dannoso, senza prodotti di difesa, è il moscerino della ciliegia, che, nelle colture colpite, unitamente alle avversità climatiche, ha ridotto la produzione all'azzerramento. I componenti delle Commissione prezzi ritengono di estrema importanza segnalare quanto sta accadendo in uno dei comparti più importanti per l'economia dei nostri territori e per attirare l'attenzione delle istituzioni al fine di ricercare, con la collaborazione di tutti, le soluzioni possibili e praticabili e dare un risposta a questo grido di allarme con strategie sia a livello locale che nazionale".



Confagricoltura Emilia-Romagna, davanti a una situazione così difficile, commenta: "Non è solo un rischio. Le aziende frutticole della regione abbandoneranno presto la produzione se non diamo loro un fattivo supporto". Questo l’allarme del vice-presidente dei frutticoltori dell'associazione, Nicola Servadei. "In un anno i prezzi delle pesche – tratteggia il frutticoltore faentino – si sono pressoché dimezzati passando da 45-60 a 20-28 centesimi il chilo mentre quelli delle nettarine da 47-60 a 30-38 centesimi, con costi di produzione non inferiori a 60 cent il kg".

"E' una crisi di mercato senza precedenti che richiede immediate misure d’emergenza tra cui la sospensione dei mutui; la sospensione del pagamento dei contributi Inps oltre a sgravi previdenziali e fiscali - aggiunge Servadei, che invoca correttivi ai piani produttivi e alla programmazione dell’offerta. "Non è più prorogabile l’attuazione di un piano frutticolo nazionale suddiviso per comparto e areale. E' sempre più costoso e difficile puntare sulla frutticoltura di qualità a causa soprattutto dei cambiamenti climatici (aumento di fitopatie e insetti killer), eppure sembra essere l’unica via d’uscita. Infatti chi è riuscito a produrre nettarine del calibro AA ha spuntato quotazioni di gran lunga superiori pari a 62-70 centesimi il chilo".



Le difficoltà dei produttori emilianoromagnoli sono simili a quelle della Basilicata, come spiega il presidente regionale di Confagricoltura, Francesco Paolo Battifarano: “La situazione nelle due regioni, come del resto in gran parte dell’Italia, è del tutto simile, dato che il bilancio della campagna drupacee dei produttori di pesche, nettarine, albicocche e susine, si chiude quest’anno con perdite medie che vanno dal 40 al 50%. In un anno i prezzi delle albicocche, ad esempio, si sono più che dimezzati passando da 45-60 a 20-35 centesimi. La mancata vendita ed i prezzi di mercato irrisori, pochi centesimi al chilogrammo in campagna appunto, gettano sul lastrico intere famiglie contadine ed un territorio, quale quello metapontino, a forte vocazione agricola. Allo scenario piuttosto nero bisogna aggiungere anche i ripetuti eventi calamitosi, in modo particolare la violenta grandinata del 12 maggio. L’istituzione di un tavolo tecnico nazionale risulta essere di vitale importanza per la sopravvivenza dell’intero comparto. E' necessario intervenire immediatamente adottando, nel breve periodo, misure straordinarie ed urgenti che diano ossigeno e liquidità alle aziende: si pensi ad esempio alla sospensione delle rate dei mutui agrari, alla sospensione ed allo sgravio del pagamento degli oneri contributivi Inps, alla sospensione ed allo sgravio degli oneri consortili per l’uso dell’acqua di irrigazione, all’abbattimento del costo del carburante agricolo oltre che a sgravi previdenziali e fiscali. Ma allo stesso tempo c’è bisogno di interventi strutturali per il medio-lungo termine con correttivi ai piani produttivi e alla programmazione dell’offerta, partendo naturalmente dal fissare un prezzo minimo di vendita dei prodotti agricoli, in relazione a specie e calibro, che pareggi i costi di produzione e permetta di ridare dignità all’attività di impresa agricola ed al lavoro dell’agricoltore. L’istituzione, in sostanza, di un piano strategico nazionale che porti ad una mappatura delle produzioni italiane, all’istituzione di un catasto frutticolo che possa fornire una situazione chiara e puntuale del potenziale produttivo dell’ortofrutta italiana. Una programmazione di specie e varietà, anche in relazione alla vocazione e alle caratteristiche microclimatiche dei territori, per contrastare il fenomeno della sovrapproduzione”.

In Piemonte la musica non cambia. “I produttori piemontesi di pesche si stanno accollando i costi di produzione e di raccolta (da 0,40 a 0,46 €/kg - fonte Agrion) per regalare la frutta all’industria", sostengono Roberto Moncalvo (nella foto sotto), presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, delegato confederale, ricordando come la produzione non può essere lasciata in campo, per evitare da un lato l’abbandono del raccolto e delle normali pratiche di coltivazione, dall’altro poiché genererebbe pesanti decurtazioni nella produzione assicurabile per eventi calamitosi nella campagna di produzione successiva a sfavore delle aziende agricole. "Il comportamento delle realtà della trasformazione frutticola è pesantemente sleale, soprattutto perché il consumatore finale non ottiene alcun beneficio dalla diminuzione dei costi di produzione, come vorrebbero invece le dinamiche di mercato”.

Roberto Moncalvo Coldiretti

L’attuale meccanismo burocratico per Coldiretti andrebbe cambiato e l'associazione, alla luce della grave situazione di crisi, invoca un intervento della Regione nei confronti del Ministero per sburocratizzare queste procedure e chiede con urgenza la dichiarazione dello stato di crisi da parte del Piemonte sul comparto frutticolo, con l’applicazione di tutte le formule agevolative a favore del settore.

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