Economia circolare, l'Italia è prima ma frena

Analisi del "Circulary economy network" tra i cinque Paesi europei più avanzati

Economia circolare, l'Italia è prima ma frena
Economia circolare, la maglia verde va all’Italia: l’indice stilato dal Circulary economy network (ne fanno parte tra gli altri Conai, Novamont, Aitec), indica che il nostro Paese è leader in Europa, tra le le prime cinque economie del continente, nella graduatoria dei sistemi pensati per potersi rigenerare autonomamente garantendo ecosostenibilità. Il concetto di economica circolare interessa con sempre maggiore rilevanza il settore ortofrutticolo sia per il prodotto in sé che per gli imballaggi primari, secondari e terziari. 

L’indice viene calcolato sulla base di alcuni valori tra cui l’uso efficiente delle risorse, utilizzo di materie prime seconde e innovazione nelle categorie produzione, consumo, gestione rifiuti. Con 103 punti l’Italia precede l’Inghilterra e la Germania che di punti ne hanno ottenuto rispettivamente 90 e 88, la Francia (87) e la Spagna (81). 



Ma non ci sono solo buone notizie perché rispetto allo scorso anno i competitor crescono più dell’Italia, che dal suo canto incrementa di un solo punto lo "score": poca corsa rispetto a Francia (+7) e Spagna (+13). Tra le note negative, l’indice di input di eco innovazione, rispetto al quale l’Italia si pone nettamente dietro le economie concorrenti con un valore di circa tre volte più basso rispetto a quello della Germania e di due volte inferiore a quello della Francia; ciò denuncia implicitamente un basso livello di stanziamenti pubblici e di investimenti privati in questo settore, così come di lavoratori occupati nella ricerca e nello sviluppo eco-innovativi. 

Per i curatori del report, che contiene 10 proposte per l’economia circolare in Italia, “se non si recepiscono pienamente le politiche europee, facendo tra l’altro partire i decreti che tecnicamente regolano il trattamento e la destinazione di quelli che finora sono considerati rifiuti e che invece possono diventare una risorsa per la manifattura italiana, si rischia di perdere non solo un primato ma un’occasione di rilancio economico fondamentale”.

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