«Iva più cara sulle insalate in busta? Un errore»

Montagna (Uif): non ci sono alternative più sostenibili, rischio-mazzata sui consumi

«Iva più cara sulle insalate in busta? Un errore»
Il possibile aumento dell’Iva sulle insalate in busta non piace, come prevedibile, agli operatori del settore dei fresh cut. “L’importanza di intervenire per rendere la nostra società sempre più sostenibile fa parte, fortunatamente, della sensibilità comune, ed è prioritario quindi che anche la politica si ponga il problema di come incentivarla”, il commento di Andrea Montagna, presidente di Uif-IV Gamma, interpellato sul tema da Italiafruit News. “Pur condividendo quindi il fine del ragionamento, credo che il viceministro dell’economia Massimo Garavaglia, sia incappato in un esempio sbagliato parlando delle insalate in busta, in quanto i prodotti alimentari di IV e V gamma debbono per legge garantire elevatissimi standard in termini qualitativi e di sicurezza alimentare. E per assicurare questi standard, al momento, l’alternativa più sicura e sostenibile è proprio quella di utilizzare imballi in plastica, poi riciclabili”



“Un innalzamento dell'aliquota Iva - aggiunge Montagna - andrebbe quindi a penalizzare un settore dinamico, che contribuisce ad aumentare i consumi di frutta e verdura pro-capite, ampiamente apprezzato e premiato in termini di consumi da parte delle famiglie. In sostanza la misura non sarebbe un incentivo alla transizione plastic-free in quanto al momento non ci sono alternative che garantiscano gli stessi standard di sicurezza, ma assumerebbe un carattere quasi punitivo andando a ricadere sulle tasche delle famiglie e rischiando di comprimere i consumi”. 



“Il nostro settore è da sempre impegnato, anche in partnership con enti di ricerca e università - conclude il presidente di Uif-IV gamma - a investire per rendere i propri prodotti sempre più sostenibili, non limitandosi solo alla questione del packaging ma lavorando per migliorare tutto il ciclo di vita del prodotto, dal campo fino alla tavola”.

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