Attualità
«Nocciole ko. Ma la frutta secca italiana ha un futuro»
Riccardo Calcagni: consumi in fase di consolidamento, Besana International nel vivo
Per la nocciola italiana si preannuncia una “stagione no”, mentre le previsioni sono più lusinghiere per noci e mandorle Made in Italy. E in uno scenario internazionale caratterizzato da numerose complessità, dalla guerra dei dazi Usa-Cina fino a Brexit, Riccardo Calcagni, amministratore delegato di Besana, è realista: il settore della frutta secca non corre più come un tempo, i consumi hanno smesso di aumentare in modo esponenziale e sono entrati in una fase di consolidamento “da gestire con la massima attenzione”, spiega il manager.
Il comparto nazionale della nocciola patisce i danni causati da eventi atmosferici avversi che hanno rovinato buona parte della produzione: “Il raccolto non è dei migliori, non è quello che ci aspettavamo - dice schiettamente Calcagni - Alcuni produttori hanno dimezzato i volumi, altri dispongono e disporranno sì e no di un terzo dei frutti di una stagione normale”. Ma nello scacchiere globale ci sono vari mercati di approvvigionamento: “La disponibilità della Turchia è discreta, il Cile sta diventando un player importante ed è in forte espansione”. E poi ci sono buone prospettive nella Penisola: “L’ingresso in scena della nocciola in Umbria, da noi caldeggiato e seguito attentamente, è destinato a dare risultati interessanti”.
Entra nel vivo intanto il progetto tra Apofruit e Besana per valorizzare la frutta secca Made in Italy. Presentato lo scorso maggio a Macfrut, coinvolgerà duemila ettari con l'obiettivo di salire a 3.500 avvicinando e coinvolgendo produttori di noci, nocciole, mandorle e pistacchi nelle principali aree vocate del Paese, dall’Emilia Romagna al Centro Italia, dalla Puglia alla Campania, alla Sicilia. “Martedì ero in Puglia: tante realtà agricole si stanno riappropriando del mandorlo anche con l'obiettivo di diversificare i rischi legati ad altre colture frutticole. E stanno ottenendo soddisfazione”.
Viene definito buono il raccolto delle noci campane: “Il calibro dovrebbe essere medio piccolo ma la qualità attesa è elevata", spiega Calcagni. "La storica cultivar di Sorrento resta il punto di riferimento”.
Besana non si ferma: “Dall’inizio dell’anno i volumi sono aumentati a fronte di un fatturato sostanzialmente stabile, in quanto il prezzo di alcune materie prime è calato. Il progetto Besana International va alla grande: abbiamo piantato molto nei Paesi dell’Est e i risultati non mancano grazie anche agli investimenti in tecnologie pensati, tra l'altro, per accelerare l’entrata in produzione. Siamo al terzo anno di attività oltre confine e stiamo vedendo e raccogliendo i primi frutti: un fattore importante, anche dal punto di vista psicologico, per i produttori delle aree coinvolte”.
Sempre più accentuato, poi, il processo di verticalizzazione “pensato per avvicinare produzione, trasformazione e distribuzione”, dice il manager. E a proposito di estero, il gruppo parteciperà con uno stand all’Anuga di Colonia a inizio ottobre e a metà novembre esporrà a Shanghai, alla fiera Fhc China.
Prosegue, infine, l’impegno nell’ambito della sostenibilità: il Besana’s Planet Friendly Pack, premiato prima dell’estate con l’Inc Innovation Award è frutto del lavoro di un pool di esperti e collaboratori per sviluppare packaging sempre più ecosostenibili, che permettano di ridurre gli sprechi, l’utilizzo della plastica e avere maggior rispetto del pianeta. “In futuro - conclude Calcagni - utilizzeremo soltanto pack che seguano la logica delle tre R: riutilizzabile, riciclabile e ridotto, con cui si intende non solo la diminuzione del materiale del singolo imballaggio, ma anche delle tipologie di imballaggio per il consumatore affinché non debba districarsi tra diversi materiali”.