Contro la desertificazione ecco la proteina anti-siccità

Uno studio che potrebbe rivoluzionare il consumo idrico delle coltivazioni

Contro la desertificazione ecco la proteina anti-siccità
Se è vero che l’adattamento climatico rappresenta una delle principali sfide dell’agricoltura moderna, sono tanti gli sforzi messi in atto per combatterlo.
E’ il caso di uno studio americano, effettuato dai ricercatori del National Biotechnology Center, che hanno identificato una proteina (Alix) in grado di regolare l’apertura degli stomi nelle piante.

Alla base del suo funzionamento c’è l’acido abscissico (Aba), che agisce come un modulatore di crescita, in grado di segnalare alle piante un arresto temporaneo del loro funzionamento in risposta a fattori di stress ambientali. Questo meccanismo eviterebbe alle piante un’importante perdita d’acqua nei periodi di maggior siccità: con le alte temperature gli stomi verrebbero chiusi, per poi essere riaperti solo in caso di pioggia o irrigazione.

Lo studio, guidato dallo spagnolo Vincente Rubio, direttore del centro di ricerca, è stato pubblicato anche dalla rivista Plant Cell. Il funzionamento di questa proteina rappresenterebbe un grandissimo vantaggio sia economico che sociale per l’agricoltura. Attraverso Alix, l’intervento umano potrà manipolare a suo piacimento le chiusure degli stomi e quindi la perdita di acqua, adattando il comportamento della pianta alle previsioni metereologiche.

“Nel corso di un decennio l’applicazione di questo meccanismo – ha spiegato Rubio al sito Valenciafruits – permetterebbe un enorme risparmio di acqua in agricoltura. Ma per arrivare a un buon funzionamento, sono necessari almeno dieci anni di selezione delle varietà, con tutte le conseguenti valutazioni di rischio”.

Una volta brevettato, l’utilizzo di questa proteina potrebbe essere introdotto anche in coltivazioni situate nelle aree semi-aride o a rischio desertificazione dei suoli, come il nostro Meridione. Secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche, le aree a rischio desertificazione in Sicilia sono ormai il 70%, in Molise il 58%, in Puglia il 57% e in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono compresi tra il 30% e il 50% dei suoli disponibili.

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