Un colpo di teatro per l'ortofrutta

Spingere sull'aggregazione è possibile, ma con attori motivati

Un colpo di teatro per l'ortofrutta
L'ortofrutta offre mille spunti per essere comunicata. E le strategie che si possono mettere in campo nel nostro settore sono quantomai ampie, vuoi per le caratteristiche dei prodotti, vuoi per la freschezza dell'ambiente in cui frutta e verdura vengono vendute: un reparto ortofrutta di un supermercato o un tipico mercato rionale sono entrambi luoghi che possono ispirare la costruzione di strumenti di comunicazione innovativi. Sono spazi che offrono situazioni decisamente migliori di uno scaffale dedicato a pasta e scatolame oppure alle bevande.

L'ortofrutta può quindi permettersi di pensare a comunicare in modo diverso senza, tuttavia, essere obbligata ad uscire dal suo ambiente. Dobbiamo riflettere su come qualificare l'offerta ortofrutticola, sorpassando la logica di sconti e 3x2 per creare ambienti favorevoli alla vendita: un'agorà di consumatori pronti a scegliere un prodotto perché lo conoscono e per le sue caratteristiche, piuttosto che solo per il prezzo ritenuto conveniente. Come insegnano tutti i manuali di marketing, un cliente pronto all'acquisto è la condizione migliore che si possa creare.

Ma come predisporre il cliente a comprare facendogli vivere positivamente l'esperienza di acquisto? Elevando il valore percepito della qualità. L'unconventional marketing, ovvero l’insieme delle strategie e strumenti per catturare un consumatore facendo invece leva sull'effetto sorpresa e sull'esperienzialità, è una via da esplorare in maniera ampia e profonda anche per l'ortofrutta.



Un assaggio di quello che è possibile fare lo abbiamo avuto recentemente tra i banchi del Mercato delle Erbe di Bologna, dove il Consorzio Bestack ha organizzato un vero e proprio flash mob teatrale e musicale coinvolgendo 13 brand leader del settore ortofrutticolo (clicca qui per leggere la notizia). Un'iniziativa concreta che dà una risposta vera a quell'esigenza di aggregazione, di spirito di squadra, di lavoro su interessi comuni, di cui spesso - però – si parla soltanto senza mai passare ai fatti.

Immaginare un flash mob anche su un singolo prodotto non è assurdo, ma certamente la portata dell'operazione è molto diversa con un paniere ampio, che necessariamente incontra un pubblico più diversificato per via dei gusti e della diversa propensione all'acquisto dei consumatori. Della serie: non mi interessa la melanzana, ma la pesca sì. Quest'esperienza ci racconta che esistono tanti elementi di vicinanza tra le imprese del settore e che tra una realtà e l'altra ci possono essere molti più punti in comune di quanto si possa credere: l'importante è trovare gli elementi chiave che possono rendere queste operazioni veramente rivoluzionarie agli occhi del consumatore.

Ed è singolare che la regia creativa, il pensiero strategico di un'iniziativa di questo genere, sia partita da un consorzio di servizi che nelle sue finalità integra la filiera dalla produzione alla distribuzione e per una volta dà veramente un senso compiuto al concetto di filiera e di aggregazione. Concetti che tornano periodicamente nel dibattito di settore, ma poi puntualmente ci si ritrova nella terribile logica dell'uno contro l'altro.

Ecco, se grazie a iniziative come questa sapremo reinterpretare le parole filiera e aggregazione, superando quei rigidi confini che spesso abbiamo attribuito alle due definizioni, facendole spesso divenire concetti di comodo anziché reali strumenti di qualificazione e valorizzazione dell'offerta - allora sì che sarebbe un bel colpo di teatro.

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