«Castagna piemontese ok, ma può dare di più»

Cavaglià (Caat): stagione nel complesso positiva, serve distintività

«Castagna piemontese ok, ma può dare di più»
Una stagione complessivamente positiva per la castagna piemontese, che ha buone potenzialità e margini di crescita a patto di puntare sulla distintività: lo spiega, dal Centro agroalimentare di Torino, Stefano Cavaglià, dell’azienda F.lli Cavaglià, il cui business è in buona parte collegato a questo prodotto. “La castagna vale un paio di milioni di euro, circa un terzo del nostro fatturato complessivo”, spiega. “In questi giorni si sta concludendo la raccolta e commercializzazione del prodotto locale, che ha debuttato a metà settembre con le varietà ibride, interessanti anche in chiave esportazione in quanto tra le prime disponibili sul mercato. Le vendite all’ingrosso sono andate abbastanza bene: non ci sono stati problemi qualitativi, abbiamo registrato continuità nelle forniture e prezzi costanti, nella media di una stagione normale”. 




“Ora - aggiunge Cavaglià - sta per partire con la commercializzazione delle castagne di altre provenienze, in primis Spagna e Portogallo, che mostrano una discreta qualità. E' un prodotto non facile da trattare e gestire, complice la frammentazione della produzione, estremamente disaggregata; purtroppo sul mercato c’è ancora molta improvvisazione e ciò danneggia chi lavora bene”. Per l’imprenditore torinese certificazioni e Igp fanno e faranno sempre più la differenza: “Per i prossimi anni ci aspettiamo un sensibile aumento produttivo in Piemonte ma anche nelle principali aree produttive del Paese, compatibilmente con le difficoltà causate dal cinipide. La ricetta per il successo è la distintività: dobbiamo trasmettere al consumatore la vera qualità e la differenza con la commodity”.

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