«Agrumi scampati da un’apocalisse»

Solo danni leggeri nell'arco jonico. La testimonianza di un produttore

«Agrumi scampati da un’apocalisse»
Il clima non è stato clemente con i produttori dell'arco jonico, tra Puglia e Basilicata. All'ondata di maltempo degli ultimi giorni si sommano gli effetti delle grandinate estive e del freddo fuori stagione di maggio e giugno.

Ad oggi i problemi maggiori sembrano concentrarsi nel Tarantino e in particolare al confine con la Basilicata. Sul versante jonico si registrano i danni agli agrumeti, le piantagioni maggiormente colpite dal maltempo della scorsa settimana. I produttori lamentano una stagione agrumicola già danneggiata da prezzi inspiegabilmente bassi per il periodo e dalle avversità atmosferiche.

A confine con il litorale tarantino, sul territorio lucano, in località San Teodoro di Marconia, l'azienda agricola di Agostino Di Barbaro sta cercando di rialzarsi dopo gli ultimi pesanti danni subiti dal maltempo.



“Nella mattinata del 12 novembre alle ore 8.20 si è verificata una raffica di vento particolarmente intensa, che ha causato la rottura di diversi archi e paletti di una serra, destinata alla coltivazione di fragole - racconta l'imprenditore a Italiafruit News - Già dalla sera del giorno prima c'erano stati fenomeni di vento anche di forte intensità, ma che non avevano recato danni. Dopo qualche ora, la natura si è letteralmente scagliata sui campi e inevitabilmente sui nostri affari. Il 30% delle nostre strutture è stato divelto e spezzato, mentre il 90% dei teli di copertura è andata perso. I danni riguardano anche le fragole stesse, in quanto il vento ha rovinato le piccole piantine”.



Gli agrumi sono stati in parte risparmiati, forse perché le piante sono robuste. “Prima della furia – prosegue il produttore - le arance navel avevano raggiunto un aspetto invitante. Si candidavano ad una bella resa commerciale. Il risultato attuale, invece, racconta di un frutto scampato ad un’apocalisse. Il vento ha fatto strisciare i rami e le foglie sugli agrumi, creando levigature e tipici segni sulla buccia, che inevitabilmente condizioneranno il valore di mercato: sicuramente - conclude Di Barbaro - subiranno una diminuzione di 5-10 centesimi il chilo”.

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