Biologico, un settore che può valere molto di più

A Marca nasce l’idea di una Commissione Unica Nazionale per i prezzi

Biologico, un settore che può valere molto di più
Nonostante il biologico stia conoscendo una crescita senza precedenti, il settore si trova alle prese con molte difficoltà. Una su tutte quella dei prezzi di vendita, che sembrano non ricalcare il valore intrinseco dei prodotti. Se ne è discusso nella seconda giornata di Marca2020 al convegno “Bio: il prezzo è giusto? La multifiliera bio e la tecnologia per garantire il mercato e i consumatori” organizzato da AssoBio in collaborazione da FederBio Servizi.

“Il riconoscimento del giusto prezzo dei prodotti biologici è al centro del programma triennale di FederBio – ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio – perché la nostra priorità è il rafforzamento degli agricoltori biologici”.
Secondo Mammuccini, sono proprio dei giusti prezzi a garantire il rispetto dei valori fondanti del biologico, ovvero “una qualità dei prodotti superiore e una netta presa di posizione contro forme di sfruttamento come il caporalato”.

“Inoltre le linee guida del biologico – continua la presidente FederBio – rispondono appieno alle nuove politiche europee sull’agricoltura, che chiedono un mantenimento della biodiversità, maggiore rispetto per i suoli e un importante risparmio idrico. Se non rispettiamo i prezzi che il settore si meriterebbe, allora tutti questi valori saranno annullati e sia l’ambiente che i cittadini soffriranno una mancanza di tutela. In questo senso, stiamo cercando di attivare iniziative strategiche per mettere in trasparenza la filiera e far capire ai consumatori quali sono i costi di produzione biologica. Vogliamo individuare dei prezzi minimi al di sotto dei quali la filiera non può permettersi di andare e, tramite il confronto con altre organizzazioni agricole, siamo a disposizione per far nascere una Commissione unica nazionale (Cun) per i prezzi nel biologico”.



La parola è poi passata a Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, che ha fatto notare come “Nell’arco di 27 anni, il 62% delle aziende agricole italiane ha terminato la propria attività. Forse è arrivato il momento di investire nel settore biologico, le cui tecniche si sposano perfettamente con le politiche climatiche oggi in atto”.



Zanoni ha poi sottolineato come la crescita del settore biologico sia individuabile in diversi trend.
“Oggi sono 80mila le aziende biologiche italiane per un totale di due milioni di ettari di superfici coltivate. Inoltre, le catene della Grande distribuzione stanno notevolmente aumentando gli assortimenti biologici e siamo vicino a un valore di vendita del 4%. Anche se con numeri diversi, il mercato bio cresce globalmente in tutti i canali, principalmente nel mondo dei discount ma anche nell’Horeca e nell’export: basti considerare che le esportazioni di prodotti biologici italiani sono pari a un valore di 2miliardi e 200 milioni di euro, che corrisponde al 5,5% di tutte le esportazioni agroalimentari italiane”.



“Non abbiamo ancora capito che ad un prezzo di acquisto troppo basso, è inevitabilmente associato un comportamento scorretto – ha continuato – e questo vale sia per il settore biologico che in generale per tutto il mondo agricolo. Per questo motivo, vorremmo realizzare una Cun dei prezzi con il settore agricolo tradizionale. Vogliamo lavorare insieme a tutte le associazioni e iniziare un percorso di qualità: riuscire a creare una filiera con giusti prezzi significa fare una cosa buona non solo per noi ma per tutto il Paese. Per utilizzare un riferimento televisivo, per il futuro dell’agricoltura italiana non vogliamo un ‘Rischiatutto’ ma un ‘Ok, il prezzo è giusto!’”.

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