«Rete del lavoro agricolo? C’è un’alternativa più smart»

Dalpiaz (Assomela) sull'adempimento per i fornitori: non dà valore aggiunto

«Rete del lavoro agricolo? C’è un’alternativa più smart»
Rete del lavoro agricolo di qualità? Ci sono alternative più smart e utili per certificare la bontà delle aziende produttrici. Evitando costi e appesantimenti burocratici legati all’iscrizione al “Registro” richiesta a tutti i fornitori della Gdo a partire dal 2021

Alessando Dalpiaz, direttore di Apot e Assomela e componente del board di Global Gap, non cerca la polemica ma va a ruota libera: “Quando è arrivata la notizia che la strada individuata per perseguire lo sviluppo sostenibile è quella della Rete, ho pensato che si rischia un ritorno al passato; per certi versi è un esempio di bizantinismo agricolo. A cosa serve iscrivere migliaia di aziende in regola in un sito dell’Inps, sulla base di un’autocertificazione, mettendo sotto pressione le organizzazioni che dovranno concretamente provvedere all’inserimento dei nominativi e caricando di ulteriore fardelli e oneri le imprese produttrici?”. “Rischia di tramutarsi - prosegue Dalpiaz - in un’operazione di facciata che nulla porta in termini di valore aggiunto e aumenta ulteriormente il peso della burocrazia”.



Dalpiaz ha un "piano B": “Se venisse promossa e valorizzata la certificazione Grasp,  standard per le buone pratiche sociali applicabile alle aziende della filiera ortofrutticola  in possesso del GlobalG.A.P, ecco che verrebbe raggiunto lo stesso obiettivo richiesto alla filiera in maniera più semplice, attraverso uno strumento già largamente utilizzato dalle aziende, gestito da una realtà internazionale che oggi si fa garante di circa 200mila aziende. Una certificazione sviluppata con il contributo di qualificati rappresentanti della Gdo internazionale che, oltretutto, agevola l’approdo alla distribuzione nei mercati esteri”.

“Anche per la sostenibilità, esattamente come per gli altri ambiti leggi all’attività imprenditoriale - chiude il cerchio il direttore di Apot e Assomela, realtà che rappresenta l'80% circa della produzione melicola nazionale - bisogna stare attenti a non moltiplicare gli schemi: serve un confronto, un dialogo con gli attori della filiera e con la distribuzione, per trovare la soluzione migliore, più efficace, semplice e al minor costo, nell’interesse di tutti gli operatori e dei consumatori finali”. 

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