Frutta in gravidanza: migliora la cognizione dei bimbi

Frutta in gravidanza: migliora la cognizione dei bimbi
Mangiare frutta risulta importante anche durante la gravidanza come rileva uno studio condotto da ricercatori dell’Università dell’Alberta secondo i quali le donne incinte che mangiano più frutta hanno probabilità migliori di migliorare lo sviluppo cognitivo dei bambini fino a un anno dopo la nascita.

La scoperta era stata effettuata già da uno studio precedente, come spiega Claire Scavuzzo, una delle autrici dello studio, ma questi risultati non erano stati in grado di stabilire che era stato proprio il consumo di frutta, invece di altri fattori, a causare miglioramenti netti nella cognizione dei bambini.
In questo nuovo studio i ricercatori confermano che è proprio l’assunzione di frutta a regolare i miglioramenti nella cognizione dei bimbi.

Per confermare la cosa, Scavuzzo e colleghi hanno effettuato esperimenti sui ratti: quelli nati da madri la cui dieta era stata integrata con succo di frutta, ottenevano risultati di molto migliori nei test di memoria.
Risultati che sono in linea con quelli dello studio precedente effettuati sugli esseri umani e con altri studi simili effettuati sui moscerini della frutta.

“Consideriamo queste informazioni particolarmente utili per le madri in gravidanza, in quanto offrono un intervento dietetico non farmacologico per favorire lo sviluppo del cervello infantile”, dichiara la ricercatrice.

Questo studio è uno dei tanti che negli ultimi anni stanno mostrando l’impatto sulla salute mentale dei nascituri e dei bambini finanche dopo mesi dalla nascita provocato dai livelli e dalla qualità nutritiva della madre durante la gravidanza, come lascia intendere Rachel Ward-Flanagan, un’altra autrice dello studio.
Quest’ultima dichiara chiaramente che una dieta arricchita con frutta portata avanti dalle donne durante la gravidanza è uno dei modi più efficienti per far sì che i bambini inizino la propria vita nel miglior modo possibile. Lo studio è stato pubblicato su Plos One.

Fonte: Notiziescientifiche.it