«Stop alle attività non essenziali»: ecco il nuovo Dpcm

«Stop alle attività non essenziali»: ecco il nuovo Dpcm
Nella serata di sabato il premier Giuseppe Conte ha annunciato nuove misure restrittive: chiudono tutte le attività eccetto quelle che garantiscono un “servizio essenziale per il Paese”. Il settore della distribuzione di generi alimentari - come chiarito subito dal primo ministro - non subirà sicuramente restrizione alcuna. E - ha aggiunto Conte - per i supermercati non sono previste “restrizioni di giorni e orari, dunque non c’è ragione per fare corse e code per gli acquisti”. Cliccando qui è possibile visionare il nuovo Dpcm. 

Sono 80 le voci comprese nell'elenco delle attività che continueranno a rimanere aperte. Troppe per i sindacati, che minacciano lo sciopero generale sostenendo che tanti lavoratori rischiano la salute. 

Continueranno regolarmente le seguenti attività: supermercati e negozi di generi di prima necessità; farmacie e parafarmacie; servizi bancari, postali (qui i nuovi orari annunciati da Poste Italiane), assicurativi e finanziari; trasporti; attività produttive rilevanti per la produzione nazionale.

Conte ha poi aggiunto che proseguirà regolarmente “l’attività di tutti i servizi essenziali, così come le attività accessorie e funzionali a quelle essenziali”. Non ci saranno restrizioni per le imprese di packaging, visto che gli imballaggi fanno parte di quell’elenco di attività accessorie e funzionali ai servizi essenziali.

Il presidente del Consiglio ha quindi firmato ieri sera il Dpcm che dispone nuove misure restrittive per l'emergenza coronavirus. "Le imprese le cui attività sono sospese per effetto del presente decreto completano le attività necessarie alla sospensione entro il 25 marzo, compresa la spedizione della merce in giacenza". E' quanto si legge nel Dpcm che dispone nuove misure restrittive. Le attività che, con il provvedimento, vengono sospese, "possono comunque proseguire se organizzate in modalità a distanza o lavoro agile", si legge ancora nel testo. 

La validità dei Dpcm e delle ordinanze finora emanate viene uniformata al 3 aprile. Le disposizioni del decreto producono effetto da oggi ma le aziende hanno tempo fino a giovedì per adeguarsi e chiudere.

Tra i settori che il governo ha deciso di fermare da qui a mercoledì si trovano tutte le attività legate alla filiera dell'acciaio, dagli altoforni alla lavorazione, così come tutta la filiera della metallurgia. Quest'ultima era prevista in un primo tempo, ma i sindacati si sono impuntati perché avrebbe voluto dire tenere aperto il 70% delle imprese metalmeccaniche. Uno stop arriverà anche per tutte le attività di noleggio di automezzi. Si ferma pure il settore dell'edilizia, comprese le ristrutturazioni, tranne per la parte legate alle infrastrutture (è il caso del cantiere del Ponte Morandi, per intenderci). Blocco parziale per il tessile. Valgono, ovviamente, tutte le limitazioni del precedente decreto, dai negozi non alimentari alle palestre, dai ristoranti ai cinema.

L'allegato al Dpcm precisa che continueranno a essere consentita anche attività legate alle famiglie, dalle colf e badanti conviventi ai portieri nei condomini. Resteranno in funzione l'intera filiera alimentare per bevande e cibo, quella dei dispositivi medico-sanitari e della farmaceutica e, tra i servizi, quelli dei call center. La lista potrà essere aggiornata con decreto del Mise sentito il Mef.

Confindustria, in una lettera di due pagine firmata dal presidente Vincenzo Boccia, aveva chiesto ieri di tenere conto di alcuni punti molto importanti nella stesura del Dpcm che di fatto sancisce la "serrata d'Italia", fino al 3 aprile. Caro governo, ha detto in sostanza Confindustria, scegli bene cosa fermare e cosa no. Perché c'è il rischio di interrompere forniture imprescindibili alle attività essenziali. E di porre le condizioni, in molte realtà, per non riaprire più. Paventando possibili ripercussioni anche sulla Borsa, per le aziende quotate.