Fruttivendoli, il rilancio ai tempi del coronavirus

La forza del servizio a domicilio, bene l’e-commerce. Crollano le vendite all’aperto

Fruttivendoli, il rilancio ai tempi del coronavirus
Soprattutto nei piccoli centri ritorna su larga scala il servizio di consegna della spesa a casa. Abbandonata da tempo per ragioni di costo e di disponibilità di manodopera, schiacciata dalla concorrenza di prezzo delle grandi organizzazioni distributive, ora – di fronte alle limitazioni negli spostamenti – drogherie, macellerie, piccoli supermercati e, ovviamente, fruttivendoli utilizzano il servizio a domicilio per riconquistare il territorio.

Biciclette, ciclomotori, apecar e piccole utilitarie percorrono in lungo e in largo centri storici e prime periferie dall’alba al tramonto fornendo un servizio prezioso e di qualità, soprattutto a chi non è avvezzo agli acquisti on line o, pur esperto, deve fare i conti con portali ora congestionati da un traffico che va oltre la loro capacità operativa. Senza contare le fasce cosiddette a rischio, come gli anziani, che alla tastiera del pc preferiscono la voce squillante della Pina che segna al volo su un foglietto un po’ unto quanto il nipote, assoldato perché l’Università è chiusa, recapiterà entro sera.



E’ la rivincita del tessuto economico diffuso sugli algoritmi di Amazon e sullo sfruttamento dei rider, sulle economie di scala e sul potere negoziale. Una delle eccellenza del nostro Paese che torna utile in questo situazione. Un servizio prezioso per tutti quelli che “Prime” non sanno cosa sia – e non sono pochi – ma hanno comunque bisogno dei generi di prima necessità, quelli che prima acquistavano giornalmente ma che ora sono costretti a comprare una sola volta alla settimana (clicca qui per leggere l'articolo) per ridurre i rischi di contagio, con l'aggravante che spesso non dispongono neppure di un mezzo di trasporto adatto per le nuove dimensioni della spesa.

Anche l’e-commerce su frutta e verdura vola, laddove è presente e malgrado i comprensibili disservizi. Dai dati del Quick Service del Monitor Ortofrutta di Agroter (clicca qui per maggiori informazioni), infatti, emerge come nel Nord Ovest fosse utilizzato solo dallo 0,7% degli acquirenti prima dell’emergenza e alla settimana 11 sia stato utilizzato quasi dal 10% degli stessi. Cresce anche l’importanza di supermercati e discount mentre frenano gli ipermercati; a pagare il prezzo più alto dell'emergenza sono tutte le forme di vendita all’aria aperta – dagli acquisti diretti presso l'agricoltore, ai mercati contadini, fino all’ambulantato – che, complessivamente, perdono in Area 1 oltre 15 punti, mentre soffre anche l’autoproduzione nell’orto, soprattutto nei centri abitati, per i divieti imposti dalle amministrazioni locali.



Di fronte a questo profondo cambio di tendenza nella geografia degli acquisti di frutta e verdura, seppur in un quadro di grande incertezza sull’evoluzione di questa pandemia, comincio a domandarmi quanto rimarrà congiunturale e quanto diverrà strutturale. Se cerco di isolarmi dall’assetto “emergenza” che influenza il mio modo di vedere le cose in questo frangente, emergono già nitide tante opzioni di come impiegare in chiave positiva per la filiera questa terribile esperienza. Purtroppo, temo solo che avremo tanto tempo per ragionarci a fondo nel prossimo futuro.

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