Confindustria: fermare sugar e plastic tax

Confindustria: fermare sugar e plastic tax
Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia, comprende i motivi tecnici che hanno reso “estranei alla materia” gli emendamenti su sugar e plastic tax nel DL Cura Italia ma confida che provvedimenti per fermare le due nuove tasse siano inclusi nel prossimo decreto.

"Accogliamo con speranza la disponibilità e l’apertura mostrata sul tema da diversi membri del Governo come il Ministro dell’Ambiente Costa e la Ministra delle Politiche Agricole e Alimentari Bellanova, considerando che gli effetti del coronavirus sul tessuto imprenditoriale hanno già causato - si legge nella loro nota - una perdita del 40% del fatturato e mettono a rischio 80mila posti di lavoro in tutta la filiera". 
"Con questo scenario - continua la nota - chiediamo responsabilità a tutte le forze di Governo per non condannare le imprese e i lavoratori con un aumento della pressione fiscale che risulterebbe insostenibile".

In una nota diffusa dall'associazione nei giorni scorsi, veniva chiesto al Governo la sospensione immediata di Sugar e Plastic tax per evitare il tracollo delle aziende del settore, già colpite duramente dalla chiusura delle attività commerciali. Secondo Assobibe "La contrazione della domanda e le incertezze sulla ripresa rendono insostenibile un qualunque ulteriore aumento della pressione fiscale, mettendo a rischio gli 80.000 posti di lavoro della filiera nel Paese, in parte già in ferie forzate e in cassa integrazione. La chiusura completa di ristoranti, bar, pub, fast-food, teatri, cinema, parchi divertimento e degli altri punti vendita del canale Ho.re.ca. ha comportato una perdita del 100% delle entrate generate dal comparto delle bevande analcoliche. I danni economici già registrati si protrarranno nei prossimi mesi: la ripartenza dei consumi sarà graduale e lenta, non si completerà fino all’autunno al netto del prevedibile calo del potere di acquisto delle famiglie e degli esercizi pubblici che resteranno chiusi definitivamente anche dopo l’emergenza sanitaria. Uno scenario molto diverso da quello in cui i due provvedimenti sono stati ipotizzati".

"Anche nella grande distribuzione organizzata si assiste ad una contrazione dei consumi per il comparto - sottolinea Assobibe - che si attesta mediamente intorno al 10%, con risultati estremamente negativi nei Cash & Carry. Difficoltà sono registrate anche nell’export di prodotti tipici del made in Italy (aperitivi, chinotti, gassose, aranciate, etc.) a causa del calo della domanda e della saturazione della rete logistica. In questo scenario drammatico ed incerto, con volumi e fatturati in calo e costi fissi produttivi e distributivi stabili, l’impatto delle due tasse sui conti delle imprese sarebbe ben superiore al 20% stimato prima del crollo dei consumi, ma con un gettito di risorse per lo Stato decisamente minore a quanto preventivato".

Fonte: Ufficio stampa Assobibe