«A raccogliere le nostre fragole baristi e parrucchieri»

Per la sua serra tecnologica, la coltivatrice Sofia Michieli ha investito sul territorio

«A raccogliere le nostre fragole baristi e parrucchieri»
Nel cercare una soluzione alla carenza di manodopera, c’è chi ha finito per valorizzare il territorio. Come è successo all’azienda agricola di Sofia Michieli, coltivatrice ventiquattrenne di Crespino in provincia di Rovigo, vincitrice di un premio allo Smau per aver realizzato nel 2018 una serra fuorisuolo innovativa che raddoppia la produzione di fragole.

“Per la raccolta delle fragole ci affidavamo a sei persone di Rovigo, che abitano a pochi chilometri dalla nostra azienda ma avevamo bisogno di aumentare il personale – spiega a Italiafruit Sofia Michieli – e siccome tanti ragazzi della zona erano rimasti senza lavoro a causa del lockdown, abbiamo deciso di assumerne altri sei”.
“Provengono da settori completamente diversi dal nostro – continua – perché lavoravano in bar, ristoranti e parrucchieri ma sono tutti giovani e, seguendo i nostri insegnamenti, hanno imparato in fretta. Ognuno di loro incarna il lavoro in maniera diversa, per esempio le donne sono più precise, ma possiamo dirci soddisfatti della nostra scelta: i nostri bisogni si sono incontrati e abbiamo contribuito a creare valore per il territorio. Poi sicuramente la tecnologia ci ha dato una mano: nella nostra serra i piani di raccolta sono sollevati di un metro da terra quindi gli operatori lavorano in piedi e le tempistiche si velocizzano”.



Una serra innovativa

L’azienda di Sofia coltiva cinque varietà di fragole, tutte rifiorenti: Portola, San Andreas, Vivara, Ania e Cantus. “La sperimentazione è uno dei nostri obiettivi – aggiunge Michieli – al momento stiamo testando linee diverse in termini quantitativi e qualitativi, per ottenere la massima qualità”.
Il vantaggio della serra, strutturata secondo il sistema ‘up and down’ ed estesa su 6mila metri quadrati, è quello di raddoppiare la produzione delle fragole, riducendo gli sbalzi termici e dimezzando anche l’occupazione del suolo.
“Le piante della nostra serra manifestano comportamenti molto diversi rispetto alle serre tradizionali – sottolinea la giovane coltivatrice – per esempio tendono ad allungare di più lo stelo, andando in cerca di luce all’interno del fitto impianto. Avere una luminosità inferiore rispetto alle serre tradizionali è un aspetto sia positivo che negativo: sicuramente è positivo in estate quando il leggero ombreggiamento rallenta la maturazione, permettendo una raccolta dai ritmi più rilassati. In autunno invece, a causa di una minore illuminazione, va prestata attenzione alle potature verdi”.



Andamento della campagna fragolicola

Sulla campagna fragolicola attuale il commento è positivo: “Stiamo ottenendo frutti dall’ottimo profilo qualitativo, molto apprezzati sul mercato. A inizio stagione la qualità delle fragole era premiata con prezzi buoni, poi è seguita una riduzione importante dei volumi. A questa situazione, si è aggiunta anche l’imprevedibilità del mercato causata dall’emergenza, che determina repentini picchi di discesa e salita dei prezzi. Nonostante tutto, possiamo dirci soddisfatti ma aspettiamo fine anno per tracciare una media”. E aggiunge: “Vendiamo principalmente ai mercati ortofrutticoli del Triveneto e alla piccola distribuzione, quando aumentano i volumi anche alla Grande distribuzione. Inoltre, facciamo anche vendita diretta nella nostra azienda”.



Un marchio ad hoc e progetti per un futuro sostenibile

Tutte le fragole prodotte dall’azienda sono commercializzate sotto il marchio “Le fragole di Sofia”, che da oggi comprende anche le confetture extra e i succhi ottenuti dagli stessi frutti. “Tutti i prodotti riuniti sotto questo marchio – dice l'imprenditrice – a breve saranno visibili in un sito personalizzato”.
Mentre, con l’obiettivo di realizzare una perfetta sostenibilità ambientale, l’azienda ha in serbo diversi programmi per il futuro: “Dal prossimo anno utilizzeremo gli antagonisti naturali per sviluppare la lotta integrata – conclude Michieli – e, se già oggi controlliamo i volumi di irrigazione prevenendo gli sprechi, ci impegneremo per la realizzazione di un impianto di irrigazione a ciclo chiuso: in questo modo modo, ad un utilizzo sostenibile del suolo, affiancheremo anche una salvaguardia della risorsa idrica”.

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