Ciliegie, di male in peggio

In Puglia il vento di scirocco provoca difetti. Agrimeca: danni importanti

Ciliegie, di male in peggio
Ci mancava solo il vento forte di scirocco a peggiorare il quadro di una campagna avara di volumi per la cerasicoltura pugliese - ma anche nazionale - già pesantemente penalizzata dalle gelate primaverili e i continui sbalzi climatici.

“Quest’anno se raccoglieremo il 40% del potenziale produttivo saremo fortunati. Le uniche varietà che confermano una buona tenuta della produzione sono due: Blaze Star e Sweet Heart. Per tutto il resto delle cultivar è un fiasco. Quindi anche per il durone Ferrovia che, nelle scorse settimane, ha purtroppo subito un fenomeno marcato di cascola a causa delle temperature altissime”, sintetizza a Italiafruit News Luigi Catalano, agronomo della società di consulenza professionale Agrimeca Grape and Fruit Consulting con sede a Turi (Bari). 

Ora il comparto cerasicolo pugliese dovrà valutare dettagliatamente le conseguenze delle forti raffiche di vento caldo che, per buona parte della scorsa settimana, hanno superato anche la velocità di 80 chilometri orari in molte zone della Regione. 


Luigi Catalano 

“I danni sono sicuramente importanti per tutte le varietà - evidenzia ancora Catalano - Il problema principale non riguarda tanto la caduta a terra delle ciliegie (foto di apertura), quanto piuttosto i difetti di abrasione e macchiatura dovuti allo sfregamento dei frutti tra di loro”.

“Le grandi Centrali Ortofrutticole dovranno probabilmente riparametrare le proprie linee di selezione e calibratura di ultima generazione, al fine di non scartare anche la quota di produzione che presenta difetti minimi”. 

E la cerasicoltura, poi, non è nemmeno l’unica filiera ortofrutticola a essere stata colpita dal vento. “I produttori di uva da tavola pugliesi registrano danni ingentissimi a teli e teloni di copertura e in parte alle produzioni di alcuni impianti. Poi si temono conseguenze serie per l’olivo, visto che nelle zone in fioritura il polline è stato asciugato dallo scirocco”, conclude l’agronomo.



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