Ruspe in azione nei frutteti del Nord Italia

I seminativi prendono il posto di pescheti, meleti e pereti

Ruspe in azione nei frutteti del Nord Italia
Non si fermano gli abbattimenti dei pescheti, e non solo, nelle regioni del Nord Italia. Solo quest'anno la Cooperativa Agricola di San Biagio, importante azienda di servizi tecnici per l’agricoltura, ha espiantato 250 ettari di frutteti nell'area dell'Emilia-Romagna, culla europea della frutticoltura. Ad avere la peggio sono stati, ancora una volta, gli impianti di pesche e nettarine.

"Da qui a fine anno, questo numero salirà. Proprio pochi giorni fa, infatti, abbiamo inviato preventivi per tagliare altri 40 ettari di mele e pere nel Ferrarese", evidenzia a Italiafruit News Alfredino Pulcini, responsabile Biomasse e Movimento Terra dell'azienda che ha sede a Faenza. "La novità del 2020 è che la stragrande maggioranza di chi estirpa non pianta più nuovi frutteti, ma sceglie di orientarsi su seminativi e colture stagionali come il girasole che presentano bassi costi di gestione. Un fenomeno che anche gli automobilisti più attenti che circolano sull'autostrada A14 possono vedere con i propri occhi; in tante aree, infatti, si sono creati buchi pazzeschi nel paesaggio”. 



La cooperativa di servizi opera in prevalenza nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini, Bologna e Ferrara. Territori dove le gelate della scorsa primavera hanno spazzato via almeno l’80% delle drupacee estive e peggiorato vistosamente l'umore delle aziende agricole. Un colpo da ko per la tenuta di un comparto che non vive momenti felici da molto tempo. 

"Negli ultimi dieci anni abbiamo espiantato un'infinità di frutteti - precisa Pulcini - Quest'anno, in realtà, il trend delle dismissioni è un po' in calo per effetto del gelo, che ha messo in ginocchio una miriade di piccole e medie imprese frutticole della Regione: non avendo ricavato niente, tantissimi imprenditori non possono permettersi di pagare l'intervento”.



Il trend degli estirpi rimane comunque allarmante. "In Romagna, andando avanti così, la storica coltura del pesco è purtroppo destinata a scomparire. I produttori sono esasperati ed esausti, prendono di mira i commercianti ed i supermercati e sono delusi dalle organizzazioni agricole e dalle istituzioni che dovrebbero tutelarli. Sanno che in Spagna si possono impiegare prodotti chimici che sono proibiti in Italia, lavorano in rimessa o al massimo per fare la patta e poi trovano le loro pesche in vendita a prezzi estremamente più alti rispetto a quanto guadagnano loro. Questa tensione nella filiera si è acuita ancora di più a causa delle recenti gelate e dello sviluppo delle popolazioni di cimice asiatica”.

Oltre alle pesche e nettarine, le specie più estirpate nel 2020 sono il melo e il pero secondo le informazioni della cooperativa. Al quinto posto di questa triste classifica ci sono le susine, seguite dalle albicocche. “Stando ai nostri dati, il kiwi è l’unico dei frutti tradizionali che registra un bilancio positivo tra superfici abbattute e nuovi impianti. Molti produttori vorrebbero iniziare a coltivare l'actinidia, ma occorre considerare che questa coltura non si può fare ovunque poiché diversi areali non consentono rese adeguate. Da quello che notiamo sono in crescita - conclude Pulcini - anche gli ettari di mandorle, di noci e di produzioni del tutto azzardate come il bambù e la paulonia. Nelle scorse settimane abbiamo inoltre piantato il primo uliveto totalmente meccanizzato, una alternativa che, a mio avviso, potrebbe essere valida per l’agricoltura romagnola di collina”. 



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