Fatturati imprese ortofrutticole, il Nord doppia il Sud

Report Ismea: nel Mezzogiorno il settore vale il 25% dell'agroalimentare

Fatturati imprese ortofrutticole, il Nord doppia il Sud
Nel Mezzogiorno l'ortofrutta è uno dei settori trainanti in termini economici con il 25% circa del valore dell'agroalimentare meridionale; eppure le singole imprese del settore fatturano poco più della metà di quelle del Centro-Nord Italia (11,9 milioni di valore medio a Sud contro 20,4 nel Settentrione). Lo dice un Report Ismea pubblicato venerdì.

Le imprese dell'agroalimentare del Centro-Nord hanno in media oltre 43 dipendenti, a fronte dei 21 rilevati nel Mezzogiorno, dove oltre il 45% dei dipendenti appartiene a imprese con meno di 50 occupati (nel Centro-Nord la percentuale è del 24%).



A trainare la crescita del settore nell’ultimo quinquennio sono stati i comparti della gastronomia e piatti pronti (+32%), dei vini (+29,8%) e degli oli vegetali diversi dall’olio di oliva (+27,5%). Aumenti più modesti del fatturato, ma comunque significativi, sono stati rilevati per olio d’oliva (+11,4%), elaborati di carne (+12,3%), ortofrutta (+13,7%), cioccolateria (+5%).  L’industria aroalimentare nazionale è rappresentata da 56,3 mila imprese, per un fatturato complessivo di circa 135 miliardi di euro, creato con una forza lavoro di quasi 442 mila occupati (fdati Istat riferiti alla media 2015-2017).



Il Report realizzato da Ismea per Federalimentare sottolinea anche che nel periodo del lockdown i segmenti frutta e ortaggi hanno fatti registrare sensibili aumenti di spesa (rispettivamente +6% e +7,9%). E che il  42% delle imprese agroalimentari presenta caratteristiche tali da garantire una buona capacità di tenuta anche in situazioni di crisi choc come quella cui stiamo assistendo. A questo "nocciolo duro", si affianca un'ampia area produttiva (36%) - definibile come "terra di mezzo" - con qualche problema di liquidità o esposizione debitoria che potrebbe degenerare per gli effetti dell'emergenza Covid-19. Più preoccupante la situazione del 21% del campione, "ventre molle" del sistema agroalimentare italiano, con un alto livello di vulnerabilità. 

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