«Gente che non paga e margini all'osso: chiudo bottega»

Fausto Todi prepara l'addio al Caar di Rimini: «Gli anni d'oro sono finiti»

«Gente che non paga e margini all'osso: chiudo bottega»
La crisi morde e i grossisti del Caar sollecitano una riduzione dei canoni: nei giorni scorsi i commercianti che operano nel Centro agroalimentare riminese si sono riuniti e hanno deciso di inviare una lettera alla società di gestione chiedendo un abbattimento del costo degli affitti.  "Il problema numero uno è quello del recupero dei crediti - dice Fausto Todi, che gestisce uno spazio nel Mercato romagnolo - che si somma a quello dei margini, ormai all'osso. In queste condizioni è difficile tirare avanti: per questo, a fine anno chiuderò la piccola azienda familiare fondata nel 1978 da mio padre".



Mele, pere e kiwi i prodotti commercializzati in inverno dall'impresa, mentre d'estate sono le referenze frutticole tipiche del territorio, in primis le drupacee, a farla da padrone. "Ma il settore non è più quello di una volta e lavorare dieci ore al giorno serve appena per far venire fuori i soldi per mangiare", aggiunge Todi. "Gli anni Ottanta sono stati d'oro, poi gradualmente le cose sono peggiorate. Una volta alle 8, soprattutto d'estate, si scatenava il mercato degli albergatori, che compravano e compravano bene; ora anche loro risparmiano sui costi per riuscire a offrire le camere a 25 euro tutto compreso. Mentre tra i dettaglianti, quasi tutti stranieri, c'è un forte turn over. E gli ambulanti affidabili sono rimasti pochi.". 

Di qui la decisione di alzare bandiera bianca e chiudere un'azienda con un percorso di oltre 40 anni alle spalle: "Le misure anti-Coronavirus che hanno bloccato l'Horeca sono la goccia che ha fatto traboccare il vaso: così non ha più senso andare avanti", conclude Todi. 

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