Che
distribuzione e
industria abbiano siglato un'intesa su un tema delicato come le
pratiche commerciali sleali è certo un fatto positivo. La Direttiva europea è in corso di recepimento anche in Italia e i protagonisti di questo accordo mettono in mano al Legislatore alcune indicazioni condivise (
clicca qui per leggerle) perché il provvedimento possa essere declinato nella giusta direzione e tutelare tutti i soggetti coinvolti nella filiera agroalimentare.
Ma una direttiva pensata per
tutelare i piccoli produttori, cioè coloro che Parlamento e Commissione Europea ritenevano essere i più esposti alle pratiche sleali, li vede per il momento
assenti dai tavoli che contano. L'intesa in questione, infatti, dribbla il mondo della produzione ortofrutticola, l'unico, assieme a quello della pesca, a vendere direttamente alla distribuzione. Cerealicoltori, olivicoltori, allevatori – solo per fare qualche esempio – producono materie prime che poi vengono trasformate dall’industria prima di finire sui banchi del supermercato per cui non dialogano direttamente con la distribuzione; mentre frutta e verdura sono tra i pochi prodotti che finiscono tal quali nei punti vendita dopo un semplice condizionamento. Sono i produttori, singoli o associati, al massimo grossisti condizionatori a dialogare direttamente con la
Gdo ma di loro non vi è traccia nelle firme in calce all’accordo. L’aspetto anomalo è proprio questo, non tanto l'intesa – che invece mostra volontà di dialogo tra distribuzione e industria – ma il fatto che per ora manca all'appello uno dei soggetti principali per cui la Direttiva era nata.