«Clementine, i consumatori vanno educati sulla qualità»

Il produttore Francesco Rizzo (Cosenza) individua i valori del frutto da recuperare sul mercato

«Clementine, i consumatori vanno educati sulla qualità»
“Molti problemi di pezzatura per le clementine in piana di Sibari, ma fortunatamente la nostra azienda è stata meno colpita. Il vero problema per me è il decadimento di una parte del prodotto in seguito ad abbonati piogge e ristagni di umidità. I frutti rimangono spesso dragati e le catene distributive non li acquistano perché non verrebbero mai scelti dai consumatori abituati a un prodotto 'perfetto' ". A dirlo a Italiafruit News è Francesco Rizzo, produttore dell’azienda Luigi Rizzo srl, facente parte del gruppo Favella (Cosenza).

L’azienda coltiva 70 ettari di clementine per una produzione annua di circa 20mila quintali. Rizzo, che sottoscrive i nuovi provvedimenti europei basati che spingono sui prodotti ecocompatibili, rileva che queste pratiche portano talvolta a dei prodotti recanti qualche imperfezione. “A me va benissimo utilizzare sostanze più ecosostenibili ma poi i mercati devono sapersi adeguare ai prodotti con qualche imperfezione”.
E aggiunge: “Il problema in questo caso non è rappresentato dal consumatore finale, che è in grado di adattarsi a qualsiasi prodotto, ma del mercato. Ed è lo stesso problema che si riflette nei moderni fattori di scelta di un prodotto: se il gusto non è al primo posto, dietro non davanti a colore, provenienza e prezzo, serve un ragionamento molto più ampio sulla concezione di qualità”.



Nella scelta dei frutti, c’è da considerare anche le conseguenze degli eventi climatici avversi. “Molte clementine quest’anno sono rimaste macchiate dal maltempo – sottolinea Rizzo - frutti che sono considerati non idonei ai mercati ma che in realtà spesso sono buoni. Purtroppo ci tocca venderle come prodotto di scarto o conferirle all’industria, dove i prezzi si aggirano intorno ai 2 centesimi al chilogrammo”.
“Il problema sempre più spesso è delle catene distributive – continua – che impongono prezzi e standard non sostenibili. Sono loro che devono insegnare ai consumatori che la clementina con l’alone verde è buonissima come la clementina dalla pigmentazione completamente arancione, così come il calibro piccolo spesso è meglio di quello grande. Ma ormai le persone sono abituate a un prodotto standard e non ne capiscono il valore. Questo è un problema che i venditori si trascinano negli anni e che andrebbe risolto il prima possibile”.

E conclude: “Alla base di tutto anche un problema di gestione: per essere valutata, la merce andrebbe toccata. Una gestualità poco igienica che al momento non possiamo permetterci e che, purtroppo, tenderà sempre di più a scomparire con la presenza di confezioni pronte”.

Clementime, le clementine snack attendono la ripresa




Rizzo è tra i fondatori del progetto Clementime, che prevede la distribuzione di clementine in formato snack, tramite un pratico astuccio in cartoncino. “Al momento questa attività è abbastanza ferma – commenta Rizzo – considerato che i distributori automatici in cui collocavamo le nostre clementine si trovano in strutture ora chiuse, come palestre, scuole e aeroporti. Speriamo in futuro di poter riprendere la distribuzione perché crediamo che sia un progetto molto valido. Anche in questo caso, si dovrebbe investire nella formazione dei consumatori e dei distributori: se i primi non sono ancora abituati ad acquistare frutta a un distributore automatico, i distributori devono fare i conti con un prodotto dalla shelf life ridotta e da gestire con costi aggiuntivi. Ma gli snack di ortofrutta saranno in futuro sempre più diffusi, impariamo ad apprezzarli”. 

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