Consumi di pera giù: «Serve svecchiare»

Palara a Futurpera: «Sfide miglioramento genetico e post-raccolta»

Consumi di pera giù: «Serve svecchiare»
La crisi non morde solo a monte della filiera ma anche a valle, con un calo della domanda del 12% negli ultimi due anni, stando ai dati Cso Italy: lo ha spiegato sabato al convegno di Futurpera Ugo Palara, coordinatore tecnico dell’Oi pera. La disaffezione al consumo (dovuto per il 46% degli interpellati alla predilezione per altri frutti, per il 20% al fatto che le pere non vengono ritenute mature al punto giusto, per il 10% alla scarsa praticità e per un altro 10% al sapore inferiore alle aspettative) rende prioritario il tema del miglioramento genetico-varietale, anche attraverso le new beeding techniques. Tanto più che le varietà maggiormente diffuse, Abate e Williams, risalgono a oltre vent'anni fa, con poche new entry negli ultimi quattro lustri. Novità che stentano a decollare.



Ma quali sono i requisiti richiesti a una pera per potersi diffondere? Aspetto (bella forma, buccia rossa), gusto (polpa croccante e succosa), affidabilità (la polpa rossa non è sempre sinonimo di qualità). Caratteristiche fondamentali per affermarsi sono poi la resistenza alle avversità bioniche (maculutura, colpo di fuoco, ticchiolatura...), costanza produttiva, elevate rese unitarie.



I progetti, anche in Italia, non mancano - ha ricordato Palara -, secondo cui non bisogna dimenticare il grande tema del post raccolta ("c'è bisogno di ricostruire in Italia una grande scuola") e degli impianti, individuando alternative più performanti rispetto ai modelli ad alta intensità di piantagione tipici del Nord Europa. Conclusione: solo la ricerca ci potrà aiutare. Meglio se mista, capace cioè di coinvolgere pubblico e privato.

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