Pere, produzione globale in rosso

Un calo da un milione di tonnellate: le stime per i vari Paesi

Pere, produzione globale in rosso
La pericoltura mondiale vede rosso. Nella campagna 2020/2021 è atteso un calo produttivo di oltre un milione di tonnellate secondo le stime del Dipartimento agricolo degli Usa che, nel suo ultimo report evidenzia una netta diminuzione del prodotto cinese.

Per i Paesi produttori dell’Unione Europea ci sono valori in aumento: 280mila tonnellate per un totale di 2,3 milioni di ton di pere prodotte. Un risultato ottenuto grazie alla ripresa dei frutteti, dopo una campagna 2019 condizionata dal meteo e dalla cimice asiatica. I maggiori quantitativi raccolti ridurranno l’import di 14mila tonnellate (per un totale di 170mila ton importate a livello comunitario). Infine si manterranno stabili le esportazioni a 305mila tonnellate.



Molto diverse le previsioni dei Paesi dell’emisfero Sud, i cui frutti saranno tra i primi ad arrivare sul mercato italiano nei mesi di aprile e maggio.
La produzione cilena è prevista in diminuzione per il quarto anno consecutivo: secondo il documento del dipartimento agricolo degli Usa, la quantità di prodotto disponibile calerà di novemila tonnellate per una produzione totale di 213mila ton. I pericoltori cileni stanno riducendo le superfici dedicate a causa dei bassi profitti generati. Arretra anche l’export che, a causa di volumi inferiori e di una ridotta domanda dall’emisfero Nord, si aggirerà sulle 110mila tonnellate.
Produzioni in aumento sono attese invece in Argentina, dove si stimano quantitativi pari a 610mila tonnellate. Nel Paese sudamericano scendono invece le esportazioni di 10mila tonnellate (per un totale di 320mila tonnellate di prodotto esportato): a frenare la domanda di prodotto argentino l'aumento delle forniture provenienti dai Paesi dell’Unione Europea e degli Stati Uniti.
La maggiore produzione nordamericana attesa per il 2020/2021, concentrata negli areali di Washington ed Oregon, peserà molto sulle spedizioni provenienti dal Centro e Sud America, scoraggiando in primis l’export di Cile e Argentina.



Ben diversa la situazione per il Sudafrica, in cui è attesa una produzione superiore a 410mila tonnellate. Ad influire positivamente sulla pericoltura del Paese sembrerebbero essere le buone condizioni di crescita dei frutti, stimolate anche da sufficienti scorte di acqua. Per il quarto anno consecutivo è atteso uno sviluppo delle piantagioni dedicate, fino a tornare al livello precedente alla siccità del 2015/16. Nuovi frutteti stanno infatti sostituendo le vecchie coltivazioni, che erano state rimosse per gestire meglio le forniture d'acqua. Buone notizie anche sul fronte delle esportazioni: si stima che potranno restare invariate sulle 220mila tonnellate, anche grazie alla costante richiesta russa.

Tornando alla Cina, nella Repubblica Popolare è previsto calo produttivo di 1,3 milioni di tonnellate, determinato dal gelo registratosi ad aprile ad Hebei, la regione più produttiva per questo frutto. Per le pere cinesi sarà dunque inevitabile una riduzione dell’export di 70mila tonnellate, per quantitativi totali pari a 550mila tonnellate di pere esportate.

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